Palermo Gesù Adolescente

Un nuovo singolare Evangeliario

Il potere dei segni e non i segni del potere (don Tonino Bello)

Ogni celebrazione liturgica ha il potere di far fare al cristiano esperienza della Pasqua del Signore. E, quanto più l’assemblea viene aiutata a prendere consapevolezza del mistero cui sta partecipando, tanto più attraverso la cura della celebrazione, l’uso armonioso e coerente dei segni e la formazione liturgica dell’assemblea che si sentirà attratta e partecipe del mistero. Qualsiasi celebrazione dovrà dunque rendere capaci i fedeli ad essere missionari della misericordiosa Grazia che si sperimenta nell’azione liturgica stessa.

Don Franco Crimì nella celebrazione del suo 25° anno di sacerdozio ha voluto porre un particolare segno, a memoria della sua vita sacerdotale, quale offerta della sua lode e del suo ringraziamento al Signore che lo ha chiamato a servire il suo popolo col Carisma salesiano. Dono che è un singolare Evangeliario, custode prezioso della Parola di Dio. La scelta di questo segno ha la sua radice nella sua storia vocazionale: la Parola infatti lo ha chiamato alla missione salesiana, ha suscitato in lui la risposta dell’obbedienza amorosa alla volontà di Dio, fiducioso che, avrebbe colmato Lui stesso le lacune e limiti umani e personali per realizzare la missione richiestagli da Dio.

Questo Evangeliario da lui progettato è stato realizzato da esperti artigiani. Esso presenta sia nel fronte che nel retro due icone, dipinte su ceramica. Una icona riprende l’opera di Marco Rupnik, che rappresenta il Signore nella sua risalita dagli inferi mentre l’altra classica figura dell’Angelo della Resurrezione.

L’icona di Rupnik raffigura il Risorto che tende la mano all’umanità nella figura del primo uomo, Adamo, strappato dalla “fossa della distruzione” e, portato sulle spalle verso la Gloria con Cristo, nuovo Adamo. Con Adamo anche Eva, aggrappata al suo braccio, viene afferrata e così condotta anch’ella nell’ascesi al giardino nuovo il nuovo cielo e la nuova terra inaugurata dalla Pasqua. Il tema trattato è molto familiare alla iconografia salesiana, che spesso ha espresso la pedagogia pastorale di don Bosco con l’adagio «salve-salvando-salvati», ove i ragazzi sono spinti a essere missionari della salvezza per i compagni. Questo duplice tema nell’unica icona del Rupnik lega profondamente l’evento della Resurrezione ed è davvero pertinente per un Evangeliario; per i salesiani infatti il “Pastore Risorto” sintetizza in maniera ottimale la vocazione e la missione. A tale proposito ricordiamo che, recentemente è stato autorevolmente e simpaticamente attribuito dal Papa a don Bosco, quel «volto di santità da giorno di Pasqua» e ciò ci conferma che le ricorrenze storiche quale l’inaugurazione della Cappella Pinardi e la stessa Canonizzazione di don Bosco sono avvenute nel giorno della Pasqua, e non sono un fatto da accantonare o sorvolare.

Una caratteristica particolare dell’Evangeliario è quella di aver sette piccole maniglie dorate che rappresentano i Sette sigilli, in rievocazione biblica di quelli dell’Apocalisse, che custodiscono e svelano il mistero della storia di salvezza che la Scrittura trattiene e dona al mondo.  La luce della Sua Gloria viene esplicata dai 4 cristalli (i quattro Evangelisti) che decorano la copertina in pelle bianca da un lato e 5 cristalli dall’altro (l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa) posizionati a croce; infatti questi cristalli poliedrici, composti ciascuno da 12  pareti ( i dodici apostoli) più una equilatera (il Cristo) alla quale tutte confluiscono. Si è notato che lungo la processione, rinfrangendo la luce dei candelieri e le altre della chiesa, lo rendono brillante quale “Perla preziosa”. Attraversando l’assemblea raggiunge l’Altare e poi l’Ambone, la luce dei cristalli manifesta la Parola quale lampada ai nostri passi, orientamento sicuro del nostro cammino. Esso rischiara l’assemblea e illumina gli sguardi come segno della Grazia del Signore che tocca e fa «ardere il cuore». Sull’Altare, icona spaziale di Cristo, l’Evangeliario viene posto dritto così ancora attrae gli sguardi dei fedeli che vivono, in attesa, «il travaglio di vedere Dio faccia a faccia», aprire i sigilli ed essere dopo l’ascolto, introdotti all’intelligenza delle Scritture.

La seconda icona raffigura l’angelo della Resurrezione, che annuncia la nuova presenza del Cristo glorioso, celebrato nell’oggi della Liturgia pasquale. Anche 25 anni di Eucaristia, sono un giorno di Pasqua e insieme sono una scelta di eternità. La dimensione celebrativa assume in un giorno di Grazia come l’anniversario sacerdotale il luogo privilegiato della gratitudine, della lode e soprattutto dell’esperienza dello Spirito che ancora viene offerto nella sovrabbondanza della generosità divina che ha vocato don Franco alla vita sacerdotale e che ancora lo segue nella sua Misericordia. Scegliere quindi un segno liturgico come l’Evangeliario quale dono per la Chiesa è per lui uno strumento di testimonianza, di evangelizzazione, un modo attraverso il quale evidenziare la bellezza della Parola di Dio che lo ha chiamato. Per questi motivi Don Franco, a conclusione della Messa, dopo aver esplicitato i significati di questo dono si è reso disponibile concretamente a condividere il suo Evangeliario a chi lo richiedesse, in luogo di qualsiasi celebrazione perché la Parola di Dio non si può tenere per sé e si può richiedere utilizzandolo come da descrizione.

Assieme all’Evangeliario con lo stesso stile e artigianalmente sono state messe in opera dal gruppo Ceramica dell’Oratorio di Palermo,  i Vasi sacri per contenere il vino-Sangue e il pane-Corpo di Cristo. Essi sono stati portati dagli stessi artigiani e posti sull’altare ove, per la loro dimensione volutamente più grande del solito, si facevano notare diventando protagonisti. Le chiare decorazioni che li adornano sono le spighe, la vite e il suo frutto che circondano l’icona dell’Agnello trafitto, dal cui fianco sgorga sangue e acqua, come è descritto nell’Apocalisse: dritto, in piedi da vivente. Notevole è stato il momento della fratio Panis in cui dall’unico Pane e dall’unico Calice si attingeva – mediante apposito mestolo – riempiendo gli altri calici e le altre patene, decorati dagli stessi artigiani ceramisti.

I segni hanno una potente comunicatività ancor più delle parole che, anzi, ne completano il messaggio, e lo rendono ancor più incisivo. La tradizione salesiana sicula ha diverse testimonianze luminose di confratelli che hanno fatto gustare, con la teoria e la prassi, la bellezza della liturgia. Don Franco ricorda con affetto e stima il magistero di Mons. Amoroso e di don Ilari, mistagoghi della fede, facenti parte di una scuola di pensiero che ancora oggi è insegnata – ai futuri sacerdoti – dai docenti dell’Istituto Teologico San Tommaso di Messina, punto di riferimento per l’aggiornamento del Clero non soltanto per la Catechesi ma anche per aspetti liturgici per diverse diocesi.

 

Francesca Messina da Alcamo