#unacanzoneperTe

Io non sono razzista, ma…

Affermativo (Jovanotti) per la rubrica educativa di Stefano Cortesiano, sdb

Inizia con una serie di ricordi la canzone di Jovanotti. sembra che sia un ragazzo che parli, infatti verso la fine del testo possiamo leggere “ho vissuto due vite, domani farò 18 anni; voglio le strade illuminate per me”. Ed è il racconto straziante di un giovane che viaggia, lascia la sua terra, costretto ad un viaggio che di piacevole non ha niente; lo sentiamo dire frasi pesanti, dure: “mi ricordo il deserto di notte […] e qualcuno che è stato strappato alla vita […] mi ricordo quando il futuro è passato […] i fari di notte ed il mare in salita”.

Sono i pensieri di chi è costretto ad attraversare il mare, a scappare dalla sua terra per cercare un futuro migliore; scappare da una terra che altri popoli hanno martoriato per cercare qualche ricchezza e che ora gli negano l’accoglienza. E quel ritornello straziante “affermativo, affermativo qui c’è n’è uno vivo” mi entra dentro pensando a tutte le tragedie del mar mediterraneo. Mi chiedo se davvero nel 2020 stiamo a discutere se aprire o meno i porti? Se sia giusto accogliere delle vite? Nel testo compare anche una frase molto interessante “non si può vivere in un mondo chiuso”, mi piace pensare che questo chiuso faccia riferimento a tutto ciò che si vuole chiudere negando l’accoglienza a chi è nel bisogno, a cominciare dalla mentalità. Non si può vivere in un mondo dove regna una mentalità chiusa ed indifferente; una mentalità che cerca sempre una scusa, un modo razionale per giustificarsi; “io non sono razzista ma…” ma l’accoglienza non ha né se e né ma!

Si dimentica spesso che il primo ad essere stato accolto sono proprio io, con il mio essere la mia persona, la vita mi ha accolto e per sdebitarmi l’unica cosa che mi resta da fare è accogliere anche io. Si pensa sempre alle persone che attraversano il mare come persone lontane, e ci pensa Jovanotti a ricordarci che in realtà “anche se nel marasma Esisto, sono qui; non sono un fantasma”. Sarebbe bene ricordarsi che con troppa facilità parliamo delle vite di queste persone; li spostiamo qui, gli chiudiamo i porti la; che ci pensino altri; come se fossero cioccolatini da maneggiare come si vuole. Innanzitutto sono persone, esseri umani come me! Sogno davvero un giorno che, come dice Jovanotti nel suo testo le strade possano essere illuminate per ciascuno che è costretto a viaggiare, a lasciare la propria terra! Strade illuminate e non strade chiuse.

 

Stefano Cortesiano, sdb

 

 

Pillole di fede: “Chi accoglie uno solo di questi bambini (sostituite bambini con immigrati, clandestini, poveri, esclusi, rifugiati) nel mio nome, accoglie me” (Mc 9,37). La fede insegna ad aprire, mai chiude e sempre accoglie, non accetta compromessi o “ma” che reggono; o vivi l’accoglienza o no.

 

Testo della canzone:

Mi ricordo il rumore del vento
Che muoveva la plastica del mio giubbotto
E lo sporco di olio e di merda nel pavimento là sotto
Mi ricordo, pensavo “Finisce, tra poco è finita
Poi sarà solo un racconto
Una storia da dire di sera”
Mi ricordo lo stomaco a pezzi e i capelli salati
Le grida feroci, le spinte
Gli sguardi terrorizzati
Mi ricordo la lingua incendiata
Il cartoccio dei soldi bagnati
Mi ricordo il deserto di notte
L’assurdo spettacolo di un cielo muto
E qualcuno che è stato fratello strappato alla vita
E neanche un saluto
Mi ricordo di quando il futuro è passato
Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso
Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso
Le vetrine di Zara e Foot Locker
Ancora più lucide e piene di roba
E kebab e gli hotel extralusso e McDonald
E gli anfibi puliti e i soldati col mitra
E fari di notte e il mare in salita
Il mare in salita, il mare in salita
E le chiazze di vomito multicolore
La faccia di chi ti sta contro
E le macchine in fila che pompano trap
Lo sento il sospetto
Che come un specchio rifletto
La notte mi accendo
Mi rigiro sul letto
Le tag che circondano i bancomat
Con quella voce elettronica per le istruzioni
Che non dice mai niente dei miei genitori
Mi ricordo il riflesso del Sahara
Dentro un paraurti cromato
Poi al largo le sirene impazzite
E un lenzuolo dorato che sembrava un DJ da lontano
Se non fosse stato per quell’espressione
Da campioni sconfitti in finale
A un torneo di pazzia generale
Immerso nella nuvola
Di vita e di morte delle persone
Dentro la propria sorte
Affermativo e unico anche se nel marasma
Esisto, sono qui, non sono un fantasma
Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso
Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Voglio le strade illuminate per me
Tutte le strade illuminate per me
Che ho vissuto due vite
Domani farò diciotto anni
Tutte le strade illuminate per me
Voglio le strade illuminate per me
Tutte le strade illuminate per me
Che ho vissuto due vite
Domani farò diciotto anni
Voglio le strade illuminate per me
Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso
Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Affermativo e unico
Anche se nel marasma
Esisto, sono qui, non sono un fantasma