Tutti sanno del resto che proprio Don Bosco organizzava spesso recite e scriveva lui stesso i copioni di molte opere teatrali. Ma qui, se possibile, si è cercato di offrire anche una opportunità in più: quella di scrivere in prima persona le storie e le sceneggiature.
I ragazzi prendono parte a quest’avventura con molto entusiasmo perché si sentono protagonisti di qualcosa che creano dal nulla: tutto infatti viene fatto da loro, il copione, i dialoghi, le scenografie, i costumi, le musiche. Il tecnico, che li guida e assiste, segue e osserva negli incontri le varie dinamiche che si vengono ad in- staurare. Vengono fatte le prove e il laboratorio si conclude con la messa in scena dei lavori in teatro. Un percorso che avrebbe bisogno di tempi più lunghi, ma che comunque raccoglie buoni consensi sia tra i genitori che tra i professori, con il raggiungimento degli obiettivi prefissi nella maggior parte dei casi. Il teatro nelle sue tante sfaccettature aiuta i ragazzi ad esprimere i propri sentimenti in maniera spontanea e semplice, lontano da qualsiasi contesto prestabilito e in piena libertà.
Così voleva Don Bosco, dicevamo, che considerava il teatro un formidabile strumento educativo ed anche occasione insostituibile di gestione di dinamiche di gruppo con finalità anche terapeutiche.
Stiamo dunque chiaramente parlando di una cosa ben diversa dalla tradizionale recita di fine anno, gradevole senz’altro ma in qualche modo prefabbricata. Presentare un lavoro già pronto è possibile, ma il teatro perde così il suo valore terapeutico perché il ragazzo mette ben poco di sé, impara la parte a memoria, e se è particolarmente interessato cerca in qualche modo di calarsi nel personaggio, ma sono pochi i ragazzi che a questa età riescono ad avere un rapporto così completo con il personaggio impersonato. È necessaria una preparazione specifica per un lavoro così profondo.
Quando invece i ragazzi si trovano a dover creare un copione, sono loro ad essere chiamati ad impegnarsi in prima persona. Migliora così la socializzazione, si stimola la creatività, l’impresa in comune dà entusiasmo, dà regole, responsabilizza, richiede impegno, imparare ad esprimersi, a comunicare a conoscersi.
L’importanza del lavoro non sta nella storia, ma nel gestire il gruppo verso una crescita maturativa attraverso l’espressione delle immagini interiori di ciascuno.
Sì, perché il laboratorio di drammatizzazione è una delle attività della équipe psico-pedagogica guidata dallo psicologo salesiano, don Umberto Romeo, da anni attiva nella scuola, nata per l’esigenza di conoscere meglio i ragazzi dell’istituto. L’applicazione dei test attitudinali, i colloqui, le dinamiche di gruppo hanno avuto negli anni l’obiettivo di offrire ai ragazzi e ai genitori metodi di lettura volti a risolvere o a conoscere situazioni che normalmente possono passare inosservate.
Negli incontri con i professori si affrontano tematiche riguardanti non solo argomenti educativi e pedagogici, ma anche problematiche a più ampio spettro.
Lo scambio di idee tra professori ed équipe serve poi alla classe per poter crescere e maturare meglio. I suggerimenti, i consigli visti da personale esterno servono meglio a inquadrare una situazione che magari dal di dentro non viene percepita o viene vista in maniera diversa. All’interno di questo quadro, come dicevamo, è sorto il laboratorio di drammatizzazione, ormai vent’anni fa.
Dura tre mesi con cinque incontri a metà percorso dell’anno scolastico come attività riguardante le dinamiche di gruppo all’interno della classe. L’obiettivo che si prefigge di raggiungere, come abbiamo detto, è quello di stimolare le capacità inventive, la fantasia, facilitare i rapporti interpersonali, promuovere l’iniziativa, l’organizzazione, rispettare il pensiero altrui, le regole.
I ragazzi si divertono e al tempo stesso crescono e maturano, e quel che è più importante si aiutano vicendevolmente a crescere come persone ed anche come gruppo-comunità. In fondo è questa la scuola. Accompagnare i ragazzi nel difficile cammino che farà di loro uomini e donne responsabili e maturi.
Silvana Petralia, psicopedagogista,
responsabile del Laboratorio di Drammatizzazione
Istituto Salesiano San Francesco di Sales