Quando si decide di fare un’esperienza di volontariato c’è sempre qualche motivo che ci spinge a partire: che sia senso di avventura, curiosità, voglia di mettersi in gioco o di fare del bene, è una cosa che cambia da persona a persona. Quando ho chiesto a don Enrico di poter fare il campo lavoro a Santa Chiara, ero a un punto di svolta della mia vita, ma di quelli negativi, quelle fasi della vita in cui non trovi più il senso alle cose. La spinta che mi ha fatto partire: la ricerca di un senso. Un solo messaggio, scritto d’impulso e qualche mese dopo mi ritrovo a vivere una delle esperienze più intense della mia vita. L’esperienza del campo lavoro all’oratorio Santa Chiara di Palermo è una delle esperienze di missione (alcune erano in Sicilia, altre all’estero), proposte dalla consulta di animazione missionaria per chi fa il percorso della Scuola di Mondialità. Avevo conosciuto Santa Chiara tramite i racconti di una persona che vi lavora all’interno, ma non è servito neppure un giorno per capire che la realtà di questo posto è più di quanto si possa contenere in un racconto, è più di un oratorio in cui vivono insieme culture e generazioni diverse, è più delle famiglie del quartiere che vengono a chiedere un aiuto economico e trovano persone pronte ad ascoltarli, è più dei progetti di accoglienza e sostegno agli stranieri: Santa Chiara è il cuore pulsante del quartiere in cui si trova. È il segno vivo e visibile di una chiesa che accoglie e che ama l’umanità nella sua interezza.
Inizio il campo domenica 29 luglio. Insieme a un altro ragazzo, arrivo in oratorio nel primo pomeriggio, dopo un viaggio estenuante ed è già evidente il carattere di accoglienza che caratterizza la comunità. Una tavolata pronta, un piatto caldo e dei visi ancora sconosciuti che stavano aspettando solo te per iniziare a camminare insieme. Il gruppo proviene da diverse parti di Sicilia e d’Italia: oltre noi, un gruppo dall’oratorio di Barcellona, un altro da una scuola salesiana di Frascati e, qualche giorno dopo si aggiunge un gruppo di clown dell’associazione VIP Italia. Storie e realtà diverse accomunate dalla voglia di conoscere e vivere questa realtà cercando di dare ciascuno il proprio piccolo contributo.
Il campo ha inizio nel pomeriggio con un piccolo ritiro spirituale in cui ci viene donata spezzata la Parola del Vangelo che ci sarà guida per i giorni successivi e che diventa spunto per il primo intenso momento di condivisione fraterna: ciascuno di noi rende partecipe il gruppo del proprio punto di partenza e delle aspettative che nutre o meno nei confronti dell’esperienza che ci attende.
La settimana è organizzata in modo molto schematico. Al mattino i lavori in casa, per i quali il gruppo si divide tra la sistemazione dei vestiti donati per chi è in necessità e la ristrutturazione di alcuni locali. Durante il pomeriggio le attività di oratorio per i bambini, divisi in due cortili per fasce di età. Qui ciascuno di noi è stato lasciato libero di potersi meglio inserire in ciò che gli era più congeniale: chi si univa alle squadre di calcio o pallavolo, chi giocava a calcio balilla coi più piccoli, chi su un tavolo a disegnare, chi partecipava ai giochi di animazione organizzati dai volontari. I ragazzi erano tanti e il lavoro di certo non mancava. Le serate a tema ci hanno visto parte attiva nell’organizzazione di alcuni bei momenti di animazione: dalla serata “Luna Park” in cui abbiamo organizzato diversi giochi a stand, alla serata della Caccia al tesoro per le vie del quartiere, non sono mancati anche momenti di serena convivialità come la cena etnica insieme ad alcune mamme della comunità, dove la cucina è diventato un segno vivo dell’incontro di persone e culture diverse.
Un momento emotivamente intenso e fortemente voluto da don Enzo e da chi ci ha accompagnato nel campo ci ha accompagnato ogni giorno dopo pranzo: testimonianze di chi, a vario titolo fa parte della comunità, ci hanno aiutato a conoscere la storia di Santa Chiara e di tutto quello che la caratterizza. Giovanni. Joyce, Anna, i ragazzi del servizio civile e quelli del locale Moltivolti: ciascuno di loro ci ha aiutato a capire l’essenza di una comunità in cui l’approfondimento della Parola e la preghiera sono principio e motore di tutte le attività pastorali, educative e sociali, che rendono Santa Chiara casa per tutti, con una porta sempre aperta per gli abitanti del quartiere e i pellegrini di passaggio.
Appuntamento molto atteso, sabato 4 agosto, la visita ad alcuni luoghi simbolo della lotta per la legalità in Sicilia, dalla casa di Peppino Impastato a Cinisi, dove abbiamo potuto ascoltare la viva testimonianza del fratello Giovanni, alla casa museo del beato Pino Puglisi a Brancaccio, passando per i luoghi del martirio di Falcone e Borsellino.
Domenica 5 agosto abbiamo vissuto un nuovo momento di condivisione del Vangelo, occasione di verifica (conclusiva per alcuni, intermedia per altri) delle esperienze vissute durante la prima settimana di campo. Ciascuno di noi ha fatto sintesi del percorso fatto, delle esperienze vissute, di quanto visto, sentito, fatto ed è qui che è emersa ancora una volta l’essenza di questo luogo che ne rappresenta anche la forza: è il Vangelo che precede, guida, accompagna e motiva ogni azione, ogni progetto, ogni gioco e animazione. La vita nel e per il quartiere si intreccia profondamente con la preghiera in comunità, perché da questa trae forza e vita. Un grazie in particolare lo rivolgo a nome di tutto il gruppo a don Enzo, don Stefano, suor Maria Teresa e Salvo che ci hanno accompagnato durante tutto il campo, perché ciascuno col proprio carisma specifico è stato esempio vivo di quello che Santa Chiara è: una casa per tutti, che ama, che accoglie, che lavora per il bene di chi gli è affidato.
Sono partita avendo smarrito il senso di quello che facevo, sono tornata a casa avendo riscoperto in Lui e nella sua Parola in senso e il motore della vita. Ed è una consapevolezza che difficilmente andrà via perché a Santa Chiara non mi è stata insegnata, mi è stata data la possibilità di farne piena esperienza.
Agata Scionti