«Configurato a Cristo, Pastore e Servo»: L’ordinazione presbiterale di Don Giuseppe Priolo nella Parrocchia di San Gabriele Arcangelo
Palermo, 10 maggio 2025 –Nella cornice solenne e familiare della Parrocchia San Gabriele Arcangelo, Palermo, l’Arcivescovo Metropolita Mons. Corrado Lorefice ha conferito l’Ordine Sacro del Presbiterato a Don Giuseppe Priolo, giovane salesiano palermitano, al termine di un lungo e fecondo cammino di discernimento e formazione.
Con l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria, Don Giuseppe è stato configurato a Cristo, «Pastore e Custode delle anime», come lo ha definito lo stesso Arcivescovo durante la celebrazione, alla quale ha preso parte una moltitudine di fedeli, religiosi, confratelli salesiani, amici e parenti visibilmente commossi. La sua ordinazione rappresenta un dono prezioso per l’intera Chiesa locale, e in particolare per la Famiglia Salesiana, che intravede nella sua vocazione una testimonianza luminosa della fedeltà di Dio e della forza generativa del carisma di Don Bosco.
Nel corso della celebrazione, Mons. Lorefice ha consegnato a Don Giuseppe parole forti e cariche di significato: «Tu oggi sei configurato a Cristo Pastore: un Pastore che è anche Agnello, immolato e risorto, che si fa servo per amore. Il tuo ministero sarà autentico se saprai essere, come Lui, ‘docile ascoltatore’ della voce del Risorto, capace di condurre il popolo di Dio non con clamore, ma con la discrezione del silenzio che parla al cuore».
Rivolgendosi in particolare alla dimensione salesiana della vocazione di Don Giuseppe, l’Arcivescovo ha aggiunto: «I giovani hanno bisogno di vedere in te non solo un annunciatore di Cristo risorto, ma un compagno credibile, capace di stare con loro “H24”, di condividere le loro gioie e le loro ferite, per mostrar loro che il senso ultimo della vita è Cristo. Non basta parlare di Cristo: bisogna essere presenza viva di Lui».
La vita e la vocazione di Don Giuseppe si inseriscono in un tempo in cui le nuove generazioni appaiono sempre più disorientate, soggette a “predatori di senso” – come li ha definiti l’Arcivescovo – che le attraggono verso falsi orizzonti. In questo scenario, la presenza di un sacerdote giovane, formato, appassionato, rappresenta un segno profetico, una fiaccola accesa nel cuore della Chiesa.
Le parole del rito, proclamate con solennità e commozione, restano scolpite nel cuore dei presenti: «Sì, lo prometto» – ha risposto Don Giuseppe – accogliendo l’invito a essere pastore, servo, testimone del Vangelo.
Nel segno di Don Bosco, con il cuore aperto alla voce dei giovani, Don Giuseppe inizia il suo servizio sacerdotale con umiltà e ardore, certo che “nessuno potrà strapparli dalla mia mano” (Gv 10,28), perché la vocazione autentica è custodita da Dio stesso.