Il 6 e 7 novembre 2021 si è tenuto a Montagna Gebbia (Piazza Armerina), presso l’Oasi di Spiritualità Salesiana, il GrAdo per gli oratori del Centro Sicilia. La voglia di rincontrarsi era tanta e aver vissuto questa esperienza dal vivo con la possibilità di interfacciarsi con altre realtà è stato davvero qualcosa di intenso. Siamo stati accolti dall’equipe formata da sr Rosanna Zammataro, sr Antonella Allegra, sr Silvana Mamone, don Alberto Anzalone, Benedetta Russo e Martina Bontà.
Lo slogan del primo incontro è stato “Tu sei prezioso agli occhi di Dio”, frase che abbiamo accuratamente scritto sul nostro “diario di viaggio”, cioè un taccuino che porteremo con noi fino alla fine del GRAdo di quest’anno per appuntare e scrivere tutti i nostri pensieri, passi significativi di una lectio o emozioni di cui faremo tesoro durante questi incontri. E’ un piccolo segno che rimanda allo “scrivere le pagine” della nostra vita, soprattutto durante il periodo dell’adolescenza in cui le pagine di questo romanzo sono ancora bianche, e comprendere che Dio ci ama anche tra le righe storte della nostra vita.
Ciò che ci ha scosso e lasciati perplessi è stata la premessa iniziale, cioè che il GrAdo metterà in crisi…Ma cosa vuol dire? Di solito si partecipa a queste iniziative e incontri per chiarirsi le idee, conoscere nuove persone, non sicuramente per confondersi di più! La risposta è semplice. Sono, infatti, proprio le domande più improbabili e provocatorie che ci portano a scavare dentro di noi e suscitano quesiti esistenziali che ci mandano in crisi. Ma niente paura! Tutto ciò vuol dire che si sta accendendo una scintilla che una consapevolezza prende posto nel nostro cuore. Quale? Siamo amati da Dio. Non a caso il primo interrogativo è stato: Ti senti amato da Dio?. Anche se ci sentiamo deboli, inutili, bisogna essere certi che valiamo il sangue di Cristo, colui che ha dato la vita per noi e si fida e ci ama esattamente così come siamo. Dio=fonte di gioia e amore! E’ quindi necessaria una conversione che ci faccia comprendere che non bastiamo a noi stessi, che la necessità di appartenere a qualcuno è tipica dell’uomo e che le relazioni con gli altri e il mondo attorno a noi non girano nella logica della proprietà personale ed esclusiva. Il CONVERTITO è colui che fa di tutto per guardare la vita come Gesù e non solo da un punto di vista individuale.
Subito dopo questa riflessione è stato fatto un gioco in cui dovevamo ritrarci vicendevolmente. I risultati non sono stati eccellenti, ma sicuramente ORIGINALI! Tramite questo semplice momento di divertimento si è giunti alla conclusione che spesso ci concentriamo sui difetti degli altri e non riusciamo a scorgere la loro bellezza non riuscendo quindi ad amare ed a essere un riflesso dell’amore di Dio. Fino a quando non si comprende che si è amati si sarà incapaci di amare gli altri, ma anche se stessi. Lui, Gesù, vede già come saremo è solo questione si fiducia.
Don Alberto Anzalone ha fatto una lectio sul brano di Luca riguardo la figura di Zaccheo, riscossore delle tasse, che si arrampica su un albero di sicomoro pur di riuscire a vedere Gesù. Tutti gli uomini siamo come Zaccheo, ci sentiamo al di sopra degli altri per una nostra posizione sociale. Vogliamo realizzarci anche a scapito dell’altro, ma dentro di noi vi è quell’ardente desiderio di vedere Gesù. La figura di Zaccheo viene paragonata alla città di Gerico. Anche Zaccheo come la città di Gerico si sentiva inespugnabile, forte, sicuro di sé. Tuttavia al passaggio di Gesù crollano le proprie sicurezze, proprio come le mura della città di Gerico che si distruggono quando Dio suona le trombe. Spesso sono proprio i momenti traumatici in cui Dio si fa sentire e quando, come i superbi, siamo convinti di non avere bisogno di Lui “siamo bassi” come la posizione della città di Gerico, città inespugnabile che si trova nel punto più basso della terra. Il GrAdo può essere per tanti adolescenti come me un sicomoro su cui arrampicarsi per amare e conoscere più a fondo la figura di Gesù e istaurare una relazione stabile con lui. Come diceva San Giovanni Bosco “Cura il rapporto con Dio fin dalla giovinezza”.
Da questa riflessione sorgono due domande: Quali sono le folle (cioè le cose esteriori) che non mi fanno vedere Gesù? E Qual è la bassa statura (fattore che dipende da me) che non mi fa vedere Gesù?. Divisi in gruppo e guidati dagli animatori più grandi, abbiamo condiviso le nostre esperienze, paure, perplessità e ci siamo conosciuti meglio. Abbiamo sperimentato un forte senso di unità, ma anche un pizzico di complicità.
La serata di fraternità, organizzata da Martina Bontà e Benedetta Russo, si è dipinta di GIALLO, cosa vuol dire? Un mistero da risolvere (la scomparsa di don Dario Spinella) e tre colpevoli: sr Rosanna, sr Antonella e don Alberto. Ci siamo sfidati a suon di poesie, fotografie e canzoni e tra una risata e l’altra giunto il momento dell’adorazione Eucaristica ci siamo diretti in cappella per pregare e ringraziare il Signore per questa coinvolgente avventura. Abbiamo chiuso la giornata con la classica “buonanotte salesiana”, momento in cui Martina Bontà che ha condiviso la sua esperienza estiva del campo “parola e servizio” nel quartiere Maria Ausiliatrice di Alcamo.
L’indomani, dopo balli di gruppo e sguardi assonnati ma curiosi, abbiamo visto il cortometraggio “Il circo della farfalla” seguito da un momento di riflessione e comprensione del video guidato da sr Rosanna Zammataro. Abbiamo riflettuto sui doni personali, capacità e potenzialità che spesso si tende a nascondere perché mossi dalla paura. Come il protagonista del cortometraggio può succederci di reagire male se qualcuno ci dice “sei magnifico” e ciò perché non crediamo che possiamo essere il meglio e trarre del bene e potenziare delle capacità anche dalle esperienze più tragiche e piene di contraddizioni.
Il Grado è soltanto l’inizio per mettere insieme dei tasselli e conoscersi di più, non lamentarsi delle mancanze e iniziare a ringraziare per ciò che si ha. E’ difficile essere forti se si hanno delle persone che ci scoraggiano, ma se si ha il coraggio della verità nella Parola di Dio capiremo come e da dove prendere questa forza. Infine, in linea con quanto fatto il giorno prima, ci siamo soffermati sul progetto di vita a partire dalle relazioni fondamentali della propria esistenza: con Dio, con se stessi, con gli altri e con le cose.
La giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica e una bella cantata! Armati di chitarra e voce ci siamo tutti scatenati a cantare a squarciagola canzoni di ogni tipo, tornando a casa senza voce ma con la voglia di rivedersi presto per poter tornare a ridere, pregare e giocare insieme sotto lo sguardo innamorato di Dio e con la consapevolezza di essere AMATI e CHIAMATI!
di Miriam D’Aleo