I salesiani chiudono, ne danno la triste notizia tutti i soci della Congregazione, non più case dove sentirsi accolti, basta parrocchie che evangelizzano o scuole che avviano alla vita e soprattutto basta con i cortili dove incontrarsi da amici e vivere in allegria.
I salesiani chiudono, tanto nessuno ne parlava più da tempo, solo quei quattro anziani che ogni tanto passando dal portone dell’Istituto Salesiano entravano con gli occhi pieni di malinconia sussurrando: «qui ci sono cresciuto».
I salesiani chiudono con buona pace delle case vicine agli oratori, che finalmente potranno riposare durante l’estate nel silenzio più assoluto senza essere disturbate dalle urla dei ragazzi e dalla musica di stupidi balletti.
I salesiani chiudono, non riuscivano più a reggere questo mondo in continuo movimento, cortili fisici, cortili digitali, followers e haters.
I salesiani chiudono, il loro fisico non reggeva più le mille mangiate che sono stati costretti a organizzare per poter convincere i commensali ad andare almeno una volta in Chiesa.
I salesiani chiudono, adesso sì che non c’è “neanche un prete per chiacchierare”.
I salesiani chiudono, i palloni e il materiale sportivo sono stati venduti subito alle società calcistiche del luogo, che sicuramente saranno meglio strutturate per l’allenamento dei ragazzi. Tra il materiale acquisito dalle società c’erano casacche e pettorine praticamente nuove perché, si sa, nella squadra dell’oratorio giocavano tutti, nessuno stava molto in panchina, l’importante non era vincere.
I salesiani chiudono e con loro entra in crisi tutto il settore oculistico che grazie agli occhi rovinati dei salesiani, per le ore passate al computer tra riunioni meet e power point da preparare per gli incontri, avevano fatto una fortuna.
I salesiani chiudono, se ne sono accorti anche i genitori dei ragazzi che finalmente dovranno eliminare dai loro rimproveri frasi del tipo: «ormai stai tutto il tempo in oratorio, perché non ti ci trasferisci»
I salesiani chiudono, ne danno la triste notizia anche tutte le ditte di pullman, di alberghi, di parchi acquatici e parchi avventura.
I salesiani chiudono, tutto quello che volevano fare era accompagnare qualche giovane a comprendere il senso della propria vita ma, un po’ per colpa degli uni e un po’ per colpa degli altri, si sono ritrovati più spesso in ufficio che in cortile.
I salesiani chiudono, trovati però fossili di confratelli attaccati alla colonna di qualche Istituto con un biglietto su cui era scritto: «non me ne vado, questo l’ho fatto io»
I salesiani chiudono, molti soci hanno semplicemente spostato il loro culto verso i propri veri interessi, il dio calcio, il dio Narciso, e altre varie divinità sorte nel corso degli anni di apostolato.
I salesiani chiudono, alcuni sono stati avvistati mentre partivano verso il Comune per parlare di progetti riguardanti l’opera senza fare più ritorno.
I salesiani chiudono, anche se c’è chi è pronto a giurare di averli visti divertirsi nella propria comunità.
Questo scenario “catastrofico” forse non accadrà mai, o forse in alcune città è già accaduto, però credo debba farci riflettere su come io, salesiano, suora, laico, giovane, cooperatore, ex-allievo, VDB, CDB etc. stia collaborando per portare avanti la missione che lo stesso don Bosco più di 150 anni fa ha iniziato e che oggi, davvero, continua con te.
Ci tengo a concludere dicendo che questo articolo nasce da una frase di don Bosco che mi ha colpito molto, perché dimostra ancora una volta la “libertà” che il nostro padre fondatore aveva nel suo modo di vivere; magari in mezzo a tante frasi “romantiche” di don Bosco che in questo periodo leggeremo questa ci aiuterà a capire verso dove le nostre case si stiano muovendo: “[don Bosco] si augurava di veder annientato l’Oratorio e rovinate al suolo le sue case, qualora non avessero più corrisposto al loro fine d’impedire il peccato” (Eugenio Ceria – Don Bosco con Dio)
Stefano Cortesiano, sdb