Si dice che l’amore sia una fiamma che brucia, diciamo che il paragone è più che azzeccato. Quando due persone si incontrano scatta quella fatidica “scintilla”, anche se poi, nonostante sembra farsi sempre più grande, molte volte finisce per spegnersi, ed è il destino che condividono molte relazioni.
Nella canzone di Tananai “Abissale” ci viene descritta una situazione in cui appunto la fiamma si sta pian piano spegnendo. Il pezzo inizia narrando probabilmente quello che sembra essere il primo incontro tra i due protagonisti; ciò che, probabilmente, ha “acceso la scintilla”. Il cantante ammette di esser stato «ucciso non da una coltellata bensì da un sorriso» definendo questo evento come una cosa da studiare nei licei, per poi continuare nel testo paragonando la ragazza a un qualcosa talmente tanto rara da doverla «proteggere come i muse».
Nel pre-ritornello, invece, ci vengono descritti i tentativi di essere “speciale” per l’amorosa della canzone, un tentativo che sembra però fallire.
Nel ritornello ancora ci viene descritta la situazione più difficile: il ricordo della relazione; «ricorderai, ricorderai che eravamo proprio belli insieme», evince una sorta di accettazione della differenza abissale che fra i due sussiste, differenza che, probabilmente, rendeva proprio impossibile l’essere speciale per il cantante e infine è possibile scorgere la sofferenza provata alla fine di questa relazione, «ho sofferto come un cane».
La seconda strofa inizia raccontando di come lui fosse ammaliato di lei tanto da restarne ucciso mentre guarda l’alba da solo; ed è proprio il protagonista ad essere definito “strano” poiché guardava i tramonti da solo anche se, il testo ci dice, che anche lei li guardasse e che questo li rendesse entrambi strani a loro modo.
Spesso noi esseri umani ci creiamo una nostra “bolla” che definiamo la nostra “follia” ed è difficile lasciare che qualcuno varchi la sottile superficie di questa nostra bolla, nella seconda strofa si parla di stranezza, dell’essere strani a vicenda, cosa che, a parer mio, in amore è fondamentale, poiché credo che il principio dell’amore sia la condivisione e quindi per amare bisogna far in modo che la nostra anima gemella entri nella nostra bolla. Spesso, però, abbiamo paura di far entrare nella nostra bolla delle persone a causa delle nostre paure o delle nostre insicurezze. Avere paura o essere insicuri è una cosa puramente umana ma se la persona che varcherà quella soffice superficie sarà una fiamma inestinguibile le nostre paure e le nostre sicurezze verranno “bruciate”.
Pillola di Fede: Credo che questo discorso della fiamma che arde e dell’alimentare la fiamma nelle nostre relazioni sia ben espresso dalla relazione di Pietro con Gesù e di Giuda con il maestro. Ad occhi esterni sia Pietro che Giuda condividono quasi lo stesso percorso; entrambi si fidano di “questo maestro”, entrambi lasciano tutto, entrambi sono rimproverati da Gesù ed entrambi tradiscono Gesù nell’ora più buia. Allora qual è la differenza? La differenza sostanziale che salva Pietro e lo rende ciò che è sta proprio nel non aver lasciato spegnere la speranza! Pietro, anche se debole, non lascia spegnere il fuoco, Giuda invece entra in uno strano circolo di disperazione e auto-commiserazione che lo porterà all’auto-distruzione. Capisco solo adesso l’importanza delle parole di papa Francesco quando dice a noi giovani «Non lasciatevi rubare la Speranza». È proprio vero, non dobbiamo farci rubare la Speranza, la Speranza che dopo la morte c’è sempre la Resurrezione, la Speranza che Gesù non ci lascia mai, la Speranza che il suo amore per me è davvero Abissale.
Giuseppe D’Urso – Marsala