Achille Lauro – Domenica: “Le voglio bene ma mi dò per morto”. Come sempre ci sono diverse aspettative su Achille Lauro e non tanto per la canzone in sé ma per lo show che farà di contorno all’esibizione; il che è paradossale che in un concorso di canzoni si attenda ciò che in una canzone è secondario. Comunque Achille Lauro ci presenta una canzone che ci parla della superficialità della società di oggi; un uomo che non ha voglia di impegnarsi, anzi ancora peggio; un uomo che è consapevole di essere chiamato a delle scelte ma che rimanda come se fosse in una eterna Domenica; il problema è che non a caso la Domenica è il culmine della settimana; il riposo arriva sempre dopo il lavoro; la felicità, potremmo parafrasare, è sempre alla portata di chi ha il coraggio di “sporcarsi le mani” e non procrastinare.
VOTO: 2 Ts 3,9: “chi non vuol lavorare neppure mangi”
Aka 7seven – Perfetta così: “Sei perfetta così, Nei tuoi difetti, Nelle imperfezioni”. Che bello quelle relazioni in cui non si cerca di cambiare l’altro ma lo si accetta, perché amore non vuol dire cambiare, ma maturare insieme; le mancanze dell’altra/o non sono altro che gli spazi che io posso colmare; e quando finalmente saprò accettare l’altra/o mi potrò rendere conto della bellezza che porta in sé. La sfida è guardare il prossimo, e se stessi, con gli occhi con cui ci guarda il Buon Dio, gli occhi amorevoli di un Padre che considera la sua creatura eternamente preziosa.
VOTO: Sal 138,14: “io ti rendo grazie, hai fatto di me una meraviglia perfetta”
Ana Mena – Duecentomila ore: “Amarsi un’ora prima, E dopo lasciarsi andar”. Il testo parla di un amore passionale che “si consuma velocemente”. Mi chiedo realmente se l’aggettivo veloce e il verbo amare possano davvero coesistere nella stessa frase… «Amare è voce del verbo morire» diceva don Tonino Bello, questo vuol dire che l’amore mi consuma, mi occupa tempo e spazio. Amare e dopo lasciarsi andare non è amare. Siamo nell’epoca del relativo, del soddisfare il proprio bisogno; ma l’amore non è una necessità che soddisfo in una notte, per quanto intensa essa può essere, amare vuol dire appartenersi, essere l’uno dell’altro; e per farlo occorre tempo e dedizione.
VOTO: Ct 6,3 “Io sono del mio amato, ed il mio amato è mio”
Dargen D’Amico – Dove si balla: “Ma va’ a capire perché si vive se non si balla”. Una volta chiesero ad un noto cantante come si dovesse combattere l’odio presente nel mondo e lui rispose: «con l’odio si balla!». Il ballo, al di là dell’essere Roberto Bolle o quell’animatore incapace che però balla per far guadagnare punti alla propria squadra, è stato sempre una continua costante dell’essere umano. Il ballo anche a livello spirituale ha una forte valenza; è espresso anzitutto come manifestazione di lode, di gioia. Il problema allora è che noi non balliamo più, troppo incasellati nei nostri schemi o intrappolati nella paura del giudizio degli altri; e invece dovremmo fare come ci suggerisce Dargen in questa canzone “Fottitene e balla” anche fra i rottami della vita, anche cerca sempre quella via che conduce al bene, un motivo per “ballare” c’è sempre; come lo stesso Dargen dice nella sua canzone, le persone potranno toglierci tutti, ma non l’appetito, la ricerca della nostra felicità.
VOTO: 2 Sam 6,14 “Davide danzava con tutte le sue forze davanti al Signore”
Ditonellapiaga e Donatella Rettore – Chimica: “E non mi servono parole per un poco di piacere è solamente, Una questione di Chimica”. Io ho un corpo, non mi sembra una di quelle frasi sensazionali che ti svoltano la giornata; è una cosa al quanto ovvia, io ho un corpo; il problema è che nel momento in cui riconosco l’avere un corpo dovrei iniziare a lavorare anche nell’essere il mio corpo. Il corpo molte volte ci dice molto di più di quello che ascoltiamo, esso ci manda dei segnali, cerca di mettersi in contatto con me. Ecco perché è importante affermare, oggi più che mai, che noi non siamo “solamente una questione di chimica” siamo molto di più non fermiamoci solo sulla sfera dell’avere (e quindi della sola chimica) ma anche dell’essere (dell’emozioni, dei sentimenti).
VOTO: 1Ts 4,4 “ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore”
Elisa – O forse sei tu: “Sarà che la vertigine non mi fa più paura, e guardo giù, o forse sei tu”. L’amore non fa altro che migliorarci, ci aiuta ad andare oltre i nostri limiti e le nostre paure, e nel testo della canzone di Elisa c’è un po’ questa consapevolezza, forse il testo si riferisce ad una relazione che sta nascendo e che quindi permette di avere uno sguardo diverso. L’amore mi fa vedere cose che prima davo per scontato, o a cui non facevo neanche caso e veramente ci si trova a domandarsi se davvero quelle cose ci sono sempre state o forse è l’altro che me li sta facendo scoprire per la prima volta, l’amore prende i gesti quotidiani e li rende segni tangibili di riconoscimento.
VOTO: Lc 24, 30-31 “[Gesù] prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”
Emma – Ogni volta è così: “sono stanca di sentirmi sospesa e fragile, ma con te ogni volta è così”. Se c’è una cosa che proprio ci fa paura è quella di mostrarci fragili agli occhi dell’altro, abbassare le proprie difese è sempre un qualcosa che ci fa tremare; ed Emma nella canzone che porta a Sanremo racconta proprio questo stadio di paura che si prova quando s’intraprende una nuova relazione. Ogni volta che finisce una storia siamo li a dire basta, adesso non ne voglio più sapere niente, e poi invece “ci caschiamo di nuovo” e ci fa paura mostrarci fragili perché non vogliamo soffrire, ma l’amore chiede di uscire dal proprio guscio, di fidarsi e fare quel passo in più che ci fa paura, l’amore ci chiede di uscire dalle nostre certezze e metterci in cammino
VOTO: Es 3, 8 “Sono sceso per liberarlo [il popolo] dalla mano dell’Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso”
Fabrizio Moro – Sei tu: “Il motivo per cui la mia vita è cambiata Sei tu che hai visto i miei sbagli ma non l’hai giudicata”. Ritorna Fabrizio Moro al festival di Sanremo con una canzone intrinseca di amore, qausi una preghiera, in cui l’altro diventa davvero il motore della propria vita. Che bello trovare una persona che vedendo i propri sbagli non ti giudica, ti accetta per quello che sei, senza se e senza ma, una relazione sana deve fare proprio questo, saper andare oltre, camminare insieme per crescere insieme, l’amore ti cambia, ti trasforma e ti migliora, insomma l’amore ti salva.
VOTO Lc 19,10 “Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”
Gianni Morandi – Apri tutte le porte: “vai così Stai andando forte Apri tutte le porte Gioca tutte le carte Fai entrare il sole”. Alle volte la vita ci presenta dei conti salatissimi e non sapendo cosa fare ci chiudiamo in noi stessi e lasciamo tutto fuori. La canzone di Gianni Morandi (scritta da Jovanotti) invece è un invito ad aprire tutte le porte, a non chiudersi in sé stessi, a giocare tutte le carte; non è detto che sarà la mano vincente, non è detto che andrà bene; ma sicuramente avrò guadagnato un raggio di luce per illuminare il buio attorno a me. Succede anche agli Apostoli, dopo la morte di Gesù, si chiudono dentro perché hanno paura, ma Gesù invece apre le porte, chiede ai suoi di uscire, di non avere paura
VOTO Gv 19,20 “mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!»”
Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia: “Amarti è credere che, che quello che sarò sarà con te.”. Una canzone di un amore intenso quello che presente Giovanni Truppi a Sanremo, un amore che si auto-svela, di fronte ai dubbi che possono esserci durante lungo il percorso. È bello come l’autore s’interroghi su questo amore chiedendosi anche cosa penseranno gli altri, la Lucia nella canzone altro non è che la figlia del cantante, e l’unica risposta che riesce a trovare sono quei due versi davvero belli, amare non è altro che stare insieme, stare con l’altro; non importa le difficoltà, le prove, le paure; amare l’altro si concretizzerà nell’essere con l’altro in tutto e per tutto. Non siamo stati creati come esseri soli, ma il Buon Dio nella sua infinita saggezza, fin dalle origini ha reato l’altra persona affinché avessimo un aiuto che ci corrispondesse, affinché non fossimo mai soli.
VOTO Gen 2,18 “E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda»”
Giusy Ferreri – Miele: “Senza te è una lama che sa di miele” Giusy Ferreri ci presenta una relazione fatta di alti e bassi, di dolce e amaro, una relazione che però sembra non essere sana. Alle volte è bene verificare le nostre relazioni, quanto esse ci fanno del bene. È difficile lasciare andare alcune persone, forse per il legame affettivo, forse per la paura di rimanere soli, il rischio però è quello di vivere una relazione altalenante che riempie di perché mai risolti, alle volte per il bene di tutti invece si deve lasciare, fa male, è una lama; ma anche l’albero per portare frutti ha bisogno di potatura
VOTO Gv 15,2 “Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.”
Higsnob e Hu – Abbi cura di te: “Perché non ti sento ma tutto qua parla di te e solo Dio sa quanto vorrei che fosse silenzio”. La canzone parla di una relazione che è finita ma che fa fatica a lasciarsi andare definitivamente, è bello però l’augurio che da’ il titolo alla canzone: “abbi cura di te”. È bello quando riesco a prendere il meglio dalle relazioni, anche quando finiscono; generalmente noi consideriamo la rottura di una relazione un completo fallimento e cerchiamo di cancellare tutto ciò che essa ha significato per noi. Invece se dovessimo usare un po’ di onestà intellettuale dovremmo sapere che l’altro mi lascia sempre qualcosa in più rispetto a prima, compito nostro è trarre anche dal male il bene, un tesoro prezioso
VOTO Rm 5, 20 “laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia”
Irama – Ovunque sarai: “E nel silenzio io ti ascolterò”. Siamo immersi in un mondo dove una delle cose più difficili è mettere il silenzioso al proprio telefono, siamo letteralmente sommersi dai vari rumori che caratterizzano la nostra vita. Il problema è che rimanere con sé stessi nel silenzio fa anche un po’ di paura, perché il silenzio fa emergere aspetti e lati di me che magari ho provato a nascondere nel caos del quotidiano. Irama canta una canzone molto personale, si riferisce ad una persona che non c’è più, e il testo rispecchia un po’ questo carattere delicato, questo muoversi in punta di piedi, nel silenzio appunto, per non perdere le cose importanti che mi circondano
VOTO 1 Re 19, 12-13 “Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello”
Iva Zanicchi – Voglio amarti: “Voglio amarti perché ho fame anch’io di te”. Canzone dal testo molto “sanremese”, la canzone, come si evince anche dal titolo, è una canzone d’amore. Mi è sempre piaciuto l’accostamento tra l’amore e la fame; la fame è sempre qualcosa che ci spinge a quel qualcosa in più, un bisogno primario da soddisfare così com’è l’amore. Avere fame non è mai una cosa banale così come amare e ce lo dice questa canzone che ai più esperti risulta scontata ma l’amore non è mai scontato, non dobbiamo mai smettere di avere “fame di amore”
VOTO Prov 27, 7 “Chi è sazio disprezza il favo di miele; ma per chi ha fame ogni cosa amara è dolce”
La rappresentante di lista – Ciao Ciao: “Mi scoppia nel cuore la voglia di festa. La fine del mondo, che dolce disdetta”. Una canzone a tratti catastrofici e a tratti parodistici, il gruppo palermitano richiama molte tematiche nel testo di questa canzone, quella che più mi colpisce è la propensione che abbiamo a ridicolizzare ciò che di serio ci accade. Il ritornello della canzone è un invito a dire ciao ciao al mondo a ritmo con le mani e con i piedi; che per quanto divertente possa essere mette in secondo piano il tema principale che è la fine del mondo stesso. Ridicolizzare oggi è il nuovo modo per non prendere una posizione, per non scegliere da che parte stare, ci consola che diremo ciao ciao al mondo che conosciamo con un sorriso amaro in bocca
VOTO Ap3, 15-16 “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”
Le Vibrazioni – Tantissimo: “E anche se non lo dico, mi fa male tantissimo”. Il dolore è una costante con cui ognuno, prima o poi, si scontra; ce lo ricordano le Vibrazioni in questo testo in cui addirittura viene usato il superlativo. Nel dolore è anche vero che si cresce, e si cresce tantissimo, per usare il titolo della canzone, c’è chi dice addirittura che la parola crisi derivi dal greco e vuol dire separare; infatti i greci usavano tale parola per indicare la separazione che facevano, durante la raccolta, tra il grano e la pula. Il dolore, la crisi quindi, mi aiuta a fare discernimento, a distinguere quello che, come dice la canzone, comunemente chiamiamo amore da ciò che è realmente amore
VOTO Gb 2, 10 “Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?”
Mahmood e Blanco – Brividi: “Dai non scappare da qui, Non lasciarmi così, Nudo con i brividi”. Quante volte ci facciamo bloccare dalla paura di amare, la paura di dire il nostro si. La canzone di questo inedito duo parla proprio della paura, la paura di non essere all’altezza, di non farcela, di non essere capaci. Ma quando ci facciamo paralizzare dal terrore dei nostri sbagli non amiamo più, ci attacchiamo a quello che è un surrogato dell’amore che non ci fa essere pienamente noi stessi; invece l’amore è fatto anche di brividi e bisogna avere il coraggio di correre il rischio
VOTO Lc 1, 30 “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.”
Massimo Ranieri – Lettera di là del mare: “così buio è questo mare, troppo grande per non tremare”. Torna in gara uno dei “senatori” della musica italiana e lo fa con una canzone davvero interessante. È la lettera di chi anni e anni fa sopra un barcone dall’Italia cercava fortuna in America. Passano gli anni ma le dinamiche rimangono simili, è la memoria dell’uomo che tende a dimenticare. La canzone di Ranieri parla di un passato remoto ma si rivolge anche ad un presente attuale, siamo sempre lo straniero di qualcun altro,
VOTO Dt 10,19 “Amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d’Egitto”
Matteo Romano – Virale: “E l’amore riappare, va in tendenza e risale, diventa virale”. Matteo Romano è uno dei cantanti più giovani del Festival, e come tale ci presenta una canzone giovane, che rispecchia totalmente la sua persona. Un amore non ancora definito totalmente che fra alti e bassi vive i suoi litigi ma che comunque, come un video virale appunto, va a riprendersi il primato su tutte le altre cose. L’amore in una relazione dovrebbe essere sempre in tendenza, dovrebbe essere sempre al primo posto, può capitare che alle volte si possano perdere le priorità ma, e qui si comprende se un rapporto è destinato a crescere o no, è fondamentale saper rimettere le cose al loro posto, saper scegliere ciò che è bene.
VOTO Dt 30, 19 “io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza”
Michele Bravi – Inverno dei fiori: “Fioriamo adesso, prima del tempo, anche se è inverno”. Il cantante commentando il significato di questa canzone ha detto «Chi ama non è vittima del tempo o delle stagioni. Ha il privilegio di vivere più lentamente e di assorbire tutti i dettagli». È proprio vero che l’amore non segue le logiche, è folle ed irrazionale. Molto bella è la metafora che usa lo stesso Michele quando fa riferimento all’entrare dentro un cinema anche se il film è già a metà; penso che sia una bella figura per descrivere la dinamica dell’amore; esso è un invito a scoprirsi, conoscendosi, raccontandosi ciò che l’altro non conosce (la prima metà del film) per poi vivere insieme la restante parte della vita.
VOTO Gb 42, 5 “Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto”
Noemi – Ti amo non lo so dire: “Posso andare sulla luna, ma ti amo ti amo ti amo, non lo so dire”. Ci crediamo sempre i migliori, sempre i più forti, ci sentiamo gli esseri evoluti che non conoscono limiti, ma in verità un limite c’è e, paradossalmente, è proprio l’amore. Ce lo ricorda Noemi con questa canzone in cui si dice capace anche di andare sulla luna ma trova difficoltà nel dire ti amo. Fa strano pensare come, soprattutto tra i ragazzini, è facile dire ti amo, eppure è una parola davvero densa; qualcuno dice che l’etimologia della parola Amore nasca dall’alfa privativa (che si usa prima di una parola per negarla come ad esempio A-sociale) e dalla parola morte; quindi letteralmente Amare una persona vorrebbe dire non farla morire. Ecco perché questa parola ha il suo peso; dire ti amo a qualcuno vuol dire dirgli che resterà sempre viva dentro di noi.
VOTO Gv 13, 1 “li amò sino alla fine”
Rkomi – Insuperabile: “Ti stringo i fianchi, amore sei te, l’ultima curva, insuperabile”. L’amore cantato da Rkomi in questa canzone è un amore adrenalinico che va, come dice il cantante stesso, a centottantamila giri, fatto di molotv in fiamme e fili sospesi. Credo sia bello che un rapporto abbia quel pizzico di “pepe” che in sé non fa male, ma bisogna stare attenti perché si sa che il troppo pepe può rovinare anche il piatto più buono che cuciniamo. Ogni cosa ha il suo posto ed il suo tempo in amore, basta solo non sforzare troppo le cose, perché a furia di rincorrere l’adrenalina e di fare “ultime curve” si rischia di cadere
VOTO Qo 3, 1-2 “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.”
Sangiovanni – Farfalle: “Girando gli angoli di questo mondo non posso trovarmi in luogo migliore se non tra le tue braccia”. Una classica canzone d’amore quella di Sangiovanni che riesce ad incastrare immagini e parole molto belle. Il titolo sembrerebbe richiamare le famose farfalle nello stomaco che si hanno quando si è all’inizio di una relazione, invece il testo dice proprio il contrario: “non volano farfalle, non sto più nella pelle”; sembra quasi un passaggio, è finito il tempo del corteggiamento dei primi tempi dell’amore, ora il testo sembra chiedere qualcosa di più serio. L’amore cresce, si sviluppa si evolve e tutto riesce a sopportare, rende comodo qualsiasi cosa, anche una piccola casa in cui abita un io, come ci dice la canzone, sembra fare il giusto spazio ad un noi, perché tutto è fugace e frivolo ma solo l’amore resta
VOTO 1 Cor 13, 8 “La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.”
Tananai – Sesso occasionale: “troviamoci una casa e non finiamoci più nel sesso occasionale”. Un po’ come abbiamo detto con Sangiovanni in questo testo il giovane Tananai parla di un rapporto che vuole andare nel profondo, stanco del solito sesso occasionale, questo è un amore che vuole trovarsi in una casa, insieme non come corpi che s’incontrano ma come anime che vivono insieme. L’amore chiede sempre qualcosa di più e ci chiama a delle scelte; nella canzone Tananai afferma che un’altra lei non gli sia piaciuta, non la considera più, e forse arriva a questa scelta proprio perché decide di non considerare solo la corporeità (che è importante) ma qualcosa di più profondo che trasforma la divisione in unione.
VOTO Mc 10, 7-8 “per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola.”
Yuman – Ora e qui: “Quante liste impolverate dai miei prima o poi, notti appese a uno schermo, a fare le sei… le sei!”. Dice sempre il mio amico dell’anima: “di buoni propositi è lastricata la strada verso l’inferno”. Questa canzone sembra voglia proprio ricordarci l’importanza del vivere la vita da protagonista, e non da spettatore, di essere presenti, ora e qui. Per vivere questo presente però non si può improvvisare è necessario un progetto di vita e una guida con cui confrontarsi; inoltre è bello che nella canzone ad un certo punto il testo dica «ora tocca a me dimostrarti che voglio dire noi»; questo ci ricorda che il mio progetto, la mia vita, il mio presente si realizza sempre in un contesto comunitario, nessuno si salva da solo, bisogna prendere il largo ed insieme alle persone che il Buon Dio mi mette accanto lavorare.
VOTO Lc 5,4 “Prendi il largo, e gettate le reti per la pesca”
Stefano Cortesiano, sdb