L’8 febbraio scorso si è svolto un intenso momento formativo con le seconde classi dei licei classico, scientifico ed economico del Don Bosco Ranchibile alla presenza di don Enzo Volpe, direttore dell’oratorio Santa Chiara, la casa salesiana che da cento anni opera nel quartiere palermitano di Ballarò. L’iniziativa si inserisce nell’ambito della staffetta contro il razzismo, che dal 31 gennaio scorso alcune scuole della città si passano, per sensibilizzare gli alunni al tema dell’accoglienza e della discriminazione.
All’inizio dell’incontro il preside, Nicola Filippone, nell’indirizzo di saluto, ha spiegato che “la scuola non è contro qualcuno o qualcosa, piuttosto essa è sempre a favore dell’essere umano. Parafrasando Don Bosco che diceva: – mi basta sapere che siete giovani perché io vi ami assai – oggi si potrebbe dire mi basta sapere che sei persona perché io ti rispetti, ti consideri e ti accolga”.
Don Enzo ha spiegato ai ragazzi che le origini dell’umanità appartengono all’Africa, che è quindi importante capire da dove tutti proveniamo, qual è il grembo che ci ha partoriti. L’uguaglianza, la tolleranza, la solidarietà e l’accoglienza sono patrimonio della cultura europea, che le ha concepite grazie agli insegnamenti giudaico-cristiani, all’apporto greco-romano e alla rielaborazione in epoca contemporanea dell’illuminismo. Oggi sembra che il nostro continente voglia tradire la sua storia e che si voglia far dipendere la dignità degli uomini dalla ricchezza personale. Uno straniero come Ronaldo non ha problemi di integrazione, come invece li ha Chiek, un ragazzo senegalese, venuto in Europa, che ha studiato in Francia e a Bologna, dove ha conseguito una laurea in economia ed un’altra in mediazione culturale. Oggi Chiek lavora in una ong, che si occupa del salvataggio di naufraghi e rischia di essere additato come criminale, perché il suo portafoglio non ha la consistenza di quello di CR7.
Don Enzo ha anche voluto sottolineare che, se non esistono le razze, non si dovrebbe neppure parlare di razzismo, ma di esclusione o emarginazione. Chi chiude le frontiere perché si preoccupa di perdere la propria identità, ha proseguito, non ha una forte identità. L’orgoglio nazionalista ha causato guai irreparabili nella storia, l’unico orgoglio che può essere accettato è quello di essere uomini. Don Volpe si è poi soffermato con i ragazzi, rispondendo alle loro domande ed invitandoli a non considerare la parola “migrante” come sostantivo, ma sempre come aggettivo, questo ci farà ricordare che ognuno di loro è, prima di tutto, una persona.
Al termine il catechista, ha ringraziato il suo confratello e lo ha invitato a far pregare i presenti per tutti gli uomini che soffrono le persecuzioni e le prevaricazioni dei potenti e per le migliaia di vittime che hanno perso la vita durante l’attraversamento del Mediterraneo. L’incontro si è concluso con un commovente momento di silenzio seguito da un applauso di gratitudine.
Il testimone è poi passato, virtualmente, al Liceo “Garibaldi”.