Catania

Un’unica e vera famiglia

Campo famiglie dei Salesiani e rinnovo dei giovani salesiani

Il carisma salesiano in terra Sicula, si manifesta ancora una volta aggregativo, appellante e occasione per rigenerarsi sotto la comune paternità di Dio riflessa in San Giovanni Bosco. In questo caso ad essere attratti da questa potente calamita, sono stati i familiari dei salesiani, che, da varie parte della Sicilia, si sono ritrovati lo scorso 3 Settembre presso il lido della Colonia Don Bosco alla Playa di Catania per una giornata di formazione, fraternità e relax.

Non è una novità, né per l’Ispettoria Salesiana Sicula che da qualche anno anima questo momento, né per don Bosco; già più di duecento anni or sono, l’operosa fede del Santo dei Becchi travolgeva la dedizione materna di Margherita Occhiena, sua genitrice, e similmente oggi continua a non lasciare indifferenti i familiari dei salesiani siculi interpellati ogni anno, tramite la trattazione di varie tematiche, dal comune modo di condurre la santità dei figli sull’esempio di don Bosco.

Quest’anno è stato proprio il tema della santità a fare da sfondo al consueto incontro iniziato con un momento di riflessione su alcune figure di “santi della porta accanto” tenuto dal vicario ispettoriale, don Franco di Natale, seguito dal rinnovo dei voti di otto confratelli durante la celebrazione Eucaristica e conclusosi con la condivisione del pranzo e con un pomeriggio di relax.

Il momento dei saluti iniziali e del rinnovo, vissuti con sentimenti di lode e di ringraziamento a Dio per il dono della vocazione, ha permesso ai familiari di sentirsi parte di un’unica vera famiglia con un obbiettivo comune: essere genitori, fratelli e sorelle di giovani salesiani in cammino, in una strada di servizio verso la volontà di Dio.

Le figure di santità di Artemide Zatti (di cui prossima è la canonizzazione), di Nino Baglieri e di Akash Bashir hanno testimoniato e comunicato ai presenti la rilevanza delle piccole e semplici cose quotidiane da sostanziare con atteggiamento di fede, come quella che ha portato “ninuzzu” ad accettare la propria infermità non da vittima ma cavalcando la vita, comprendendo di potere tutto in colui che gli da la forza.

Al termine dell’esperienza, incontrandosi, i familiari ancora una volta hanno colto l’importanza del condividere insieme tra loro il percorso dei figli, arricchendosi nel confronto esplicito, ma ancor di più in quei momenti in cui silenziosi sguardi si incrociavano comunicando ciò che solo il cuore conosce e custodisce.