Quello che più mi colpisce ascoltando questa canzone è quel “No” che Caparezza quasi urla a se stesso dicendosi “No non è vero che non sei capace che non c’è una chiave”. Che bello sarebbe poterselo gridare dentro; non è vero che non sei capace!
Non è vero che le cose non si sistemeranno, non è vero che non troverai mai una chiave di svolta!
Non so quanti di voi hanno fatto l’esperienza di trovarsi davanti ad una porta chiusa con tante chiavi in mano, io personalmente si; credetemi non è molto bella come situazione, specialmente se hai fretta. Però per trovare la chiave giusta devi stare lì a perderci del tempo, a impiegare del tempo per capire quale chiave funziona; quindi cominci ad escludere quelle improbabili perché più grandi o più piccole, e poi provi una chiave, poi l’altra, poi un’altra ancora; giocando un po’ con la serratura, fino a quando non arriva quel benedetto scatto!
La vita alle volte funziona proprio così, devi stare là a provare le chiavi e non è che si è sempre così fortunati che si becca al primo colpo la chiave, occorre provare e riprovare e potrebbe non bastare!
Perché quando non riesco a trovare la chiave giusta allora forse è il caso di farsi aiutare da chi quelle chiavi le conosce, da chi c’è passato da quella situazione.
Mi colpiscono molto nella brano di Caparezza questi versi: “Le tue bottiglie non hanno messaggi, Chi dice che il mondo è meraviglioso non ha visto quello che ti stai creando per restarci. Rimani zitto, niente pareri”. Mi colpiscono perché esprimono un grande senso di solitudine e di abbandono! Ed invece è proprio li che bisogna trovare la forza di reagire perché la chiave c’è, dannazione! Non è vero che non sei capace! Magari hai solo bisogno di un aiuto, hai solo bisogno di una mano, ma non c’è nessuna sconfitta nel chiedere aiuto, la sconfitta sta nell’arrendersi.
Pillole di fede: Nel Vangelo di Giovanni (Gv 10,7) Gesù non si definisce la chiave ma la porta. Lui è la porta che io devo scegliere! Gesù non è un’opzione di scelta, non pensarlo come una fra tante “chiavi”. Lui è la porta e tocca me scegliere con quale “chiave” arrivarci. Ci può essere la chiave del matrimonio, della vita consacrata o del sacerdozio. L’importante è scegliere bene. All’interno di questa porta ci sta tutta la mia vita; non ho altre scelte, le altre porte non esistono! Ed è Lui stesso che mi dice “non aver paura, fidati che una chiave la trovi!”. Da solo posso fare poco, insieme agli altri posso fare molto; con Gesù posso fare tutto, sta a me scegliere se fermarmi alla soglia della porta, fuori al freddo o trovare il coraggio di entrare, consapevole che è una porta che non accetta entrate singole ma sempre accompagnate da chi Lui stesso si premura di mettere accanto a me.
Stefano Cortesiano, sdb
Testo della canzone
Da come cammini, come ti vesti
Dagli occhi spalancati come I libri di fumetti che leggi
Da come pensi che hai più difetti che pregi
Dall’invisibile che indossi tutte le mattine
Dagli incisivi con cui mordi tutte le matite
Le spalle curve per il peso delle aspettative
Come le portassi nelle buste della spesa all’Iper
E dalla timidezza che non ti nasconde perché ha il velo corto
Da come diventi rosso e ti ripari dall’imbarazzo che sta piovendo addosso
Con un sorriso che allarghi come un ombrello rotto
Potessi abbattere lo schermo degli anni
Ti donerei l’inconsistenza dello scherno, degli altri
So che siamo tanto presenti quanto distanti
So bene come ti senti e so quanto ti sbagli, credimi
Che non sei capace, che non c’è una chiave
No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave
Ma dietro c’è l’uncino e davanti lo squalo bianco
E ti fai solitario quando tutti fanno branco
Ti senti libero ma intanto ti stai ancorando
Tutti bardati, cavalli da condottieri
I tui maglioni slabbrati, pacchiani, ben poco seri
Sei nato nel Mezzogiorno però purtroppo vedi
Solo neve e freddo tutt’intorno come un uomo Yeti
Le tue bottiglie non hanno messaggi
Chi dice che il mondo è meraviglioso
Non ha visto quello che ti stai creando per restarci
Rimani zitto, niente pareri
Il tuo soffitto, stelle e pianeti
A capofitto nel tuo limbo, in preda ai pensieri
Procedi nel tuo labirinto senza pareti
Che non sei capace, che non c’è una chiave
No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave
Con i crani tra le mani
Abbiamo planetari tra le ossa parietali
Siamo la stessa cosa, mica siamo imparentati
Ci separano solo i calendari
Vai, tallone sinistro verso l’interno
Caronte, diritto verso l’inferno
Lunghe corse, unghie morse, lune storte
Qualche notte svanita in un sonno incerto
Poi l’incendio
Potessi apparirti come uno spettro lo farei adesso
Ma ti spaventerei perché sarei lo spettro di me stesso
E mi diresti: “Guarda, tutto apposto
Da quel che vedo, invece, tu l’opposto
Sono sopravvissuto al bosco ed ho battuto l’orco
Lasciami stare, fa uno sforzo, e prenditi il cosmo
E non aver paura che”
Che non sei capace, che non c’è una chiave
No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave
Una chiave, una chiave, una chiave, una chiave