Pordenone

“Ascoltare, leggere, crescere”, un laboratorio per l’editoria religiosa

La rassegna torna dal 22 al 28 ottobre per la dodicesima volta.

Nell’edizione d’esordio nel 2007 “Ascoltare, leggere,  crescere” contava in programma sette re­latori, in quella dal 22 al 28 otto­bre i relatori sono 65 per 20 incontri complessivi. Passa anche da un sempli­ce bilancio di numeri il cammino fatto dalla rassegna che a Pordenone mette al centro l’editoria religiosa. Una crescita sottolineata anche dal cardinale Pietro Parolin il quale, in un testo di presenta­zione, osserva come «la rassegna nata dodici anni fa per iniziativa dell’Associazone Eventi e della Libreria Editrice Vaticana, dirette da Sandro Sandrin e da don Giuseppe Costa, questa manifesta­zione da semplice presentazione di libri di attualità e cultura religiosa si è trasfor­mata in una ricca e complessa offerta di idee e stimoli spirituali e culturali».

«Una crescita dovuta anche alla capacità di costruire legami con le istituzioni, le università, gli enti locali, il mondo produttivo» commenta Giuseppe Costa, che ha lasciato la Lev un anno fa ma ha mantenuto la direzione scientifica del­ la manifestazione. «La nuova edizione di “Ascoltare, leggere, crescere”- ha detto ieri presentando il festival a Milano­ intende cogliere la dimensione dell’attualità, a partire dalla canonizzazione di Paolo VI ma anche uno sguardo particolare alla situazione internazionale con la Siria e il Medio Oriente». Spazio anche temi caldi come la finanza etica e ad anniversari di particolare rilievo come il caso Moro, i 70anni della Costituzione italiana, il centenario della Grande Guerra, fino ai 700 anni del viaggio del beato Odorico da Pordenone in Oriente. Il programma si propone come un terreno di confronto e dibattito: «Pensiamo – osserva Costa – che la rassegna di Pordenone possa essere di stimolo ad altre città e diocesi per iniziative analo­ghe sull’editoria religiosa, un mondo vi­vace anche nelle difficoltà».

Il direttore Giuseppe  Costa: «Un percorso in crescita costante, che dimostra come sia un mondo vivere anche nelle difficoltà».

Sandro Sandrin: «Un nostro punto di forza un pubblico laico e desideroso di capire».

Difficoltà che non ha nascosto Giuliano Vigini, docente di Sociologia dell’edito­ria contemporanea all’Università Cattolica di Milano, a partire dalla discra­sia tra volume in termine di prodotto («Religione e spiritualità in genere sono ai primissimi posti delle produzione libraria in Italia, tra i 4.500 e i 5.000 titoli l’anno tra editori confessionali e laici, collocandosi al terzo posto tra i generi più pubblicati») e volume di vendita: «Negli ultimi cinque anni si è registrata una perdita di lettori, con un -19,6%di venduto». Un punto debole è il fronte distributivo: «Il 70% dei titoli è venduto in librerie religiose: non si riesce a vende­ re, o addirittura ad accedere, nelle librerie laiche». C’è anche un disequili­brio sul fronte produttivo: «Tra il 2010 e il 2017 4 novità su 1O nel primo anno di uscita hanno venduto da 0 a 50 copie. A cosa serve pubblicare 250-300 titoli l’anno se non se ne vendono bene più di 25 o 30?». Vigini dipinge uno scenario du­ro, in cui i problemi si accumulano: «Gli istituti di vita consacrata, spesso proprietari di case editrici, sono in crisi non solo di vocazioni ma anche economica; le case editrici sono dirette da religiosi e religiose: forse servirebbe più audacia nell’affidare a laici competenti e capaci la responsabilità nella gestione o nella direzione editoriale; infine mancano circuiti alternativi di vendita». Si avverte in sostanza un deficit di imprenditorialità, su cui «serve un cambio di mentalità, a partire dalle librerie cattoliche». Ma so­prattutto c’è un dato che non può essere sottostimato: il disinteresse nel mando cattolico verso il fatto culturale. «Larga parte non legge, molti tra gli stessi sa­cerdoti ritengono che il tempo dedica­to a un libro sia sottratto alla pastorale. Serve un “piano Marshall” della Chiesa per la lettura, momento essenziale del progetto formativo cristiano».

In questo scenario la rassegna di Por­denone è fenomeno in controtenden­za e laboratorio da cui trarre segnali per il futuro. A partire dalla platea: «Abbia­mo un forte pubblico laico, conscio del ruolo della Chiesa nella società – commenta Sandrin – che chiede di ascoltare e approfondire». «A Pordenone – conclude Costa – è risultata vincente la continuità di impegno e la capacità di fare reti. Bisogna uscire dalla logica del solo salvataggio economico. O la questione è centrale perché è culturale allora è sfida per tutti, o non se ne viene fuori».