Premessa
Trascrivo alcuni appunti del cammino della Pastorale Giovanile Salesiana in Sicilia svolto fino ad ora. Certamente l’esperienza della pandemia ha fatto saltare tanti schemi, tra cui le attività e le iniziative programmate all’inizio dell’anno pastorale. Per il momento c’è ancora un’emergenza da attraversare ma andiamo con ordine. Provo a mettere insieme ricordi, suggestioni, emozioni, risonanze di un anno pastorale che difficilmente dimenticheremo.
Un normale inizio
L’estate 2019 volge al termine e puntuali ricominciano le attività pastorali e il solito tran tran di inizio anno. Eppure basta voltarsi un attimo indietro per rivedere ancora una volta quei volti e quei sorrisi di ragazzi, adolescenti e giovani che hanno vissuto le attività estive (Grest, campi lavoro, campi leader, campo vocazionale, campo animatori ed esperienze missionarie all’estero) dentro e fuori dalle nostre comunità. Nel redigere questi appunti mi ritornano in mente tanti ricordi, incontri, emozioni, gioie e fatiche di un’estate davvero intensa dal punto di vista della nostra missione educativa-pastorale.
L’inizio del nuovo anno pastorale 2019-2020 è caratterizzato però da una novità: l’evento “Giò Beach Party” vissuto alla Colonia Don Bosco – Plaja (CT) ha visto la partecipazione di giovani e di educatori delle Comunità Educativo Pastorali (CEP). In seguito, da ottobre in avanti si sono susseguite varie iniziative per le CEP e, nello specifico, per i nostri destinatari (proposte per fasce di età); tanto per citarne alcune: l’avvio del Servizio Civile, quello dei percorsi GR (Leader e Ado), della Scuola di Mondialità e della Comunità Proposta Allargata, la Consulta del Movimento Giovanile Salesiano, l’Equipe di Pastorale Giovanile e l’incontro con i confratelli del Settore Parrocchie – Oratori.
Nel mese di novembre abbiamo partecipato a Palermo ad un Seminario sul Centro Giovanile Salesiano dal titolo “Come Valdocco Oggi?”, organizzato dall’Ufficio nazionale Parrocchie-Oratori, che ha visto il coinvolgimento di quattordici partecipanti (SDB, FMA, laici e giovani) della nostra ispettoria. Il Seminario non è stato un evento sporadico ma un vero e proprio percorso articolato in tre fasi: una prima fase sviluppata nelle singole ispettorie attraverso un questionario di rilevamento; la seconda fase è stata caratterizzata dal seminario vissuto a Palermo dal 12 al 14 novembre 2019; la terza fase, invece, è rappresentata dal “ritorno” nelle Ispettorie. L’obiettivo principale è stato quello di provocare il ripensamento e il rilancio degli Oratori – Centri giovanili con un focus sulla fascia dei giovani 18-28 anni, per individuare criteri e nuclei carismatici. Presto saranno pubblicati anche gli Atti del seminario che diventeranno anche lo strumento operativo per la ricaduta dei contenuti e delle azioni concrete da attivare nelle singole ispettorie.
Fitte tenebre si sono addensate
A fine gennaio circola una notizia che si diffonde su tutto il territorio nazionale; si tratta del Coronavirus che ha le sue manifestazioni epidemiche in alcuni comuni, con focolai attivi, prima nel nord Italia e successivamente in quasi tutte le regioni della nazione. Vengono inizialmente adottate da parte del Governo alcune misure di restrizione che si fanno progressivamente più ferree ed estese via via all’intero territorio nazionale.
La preoccupazione e l’incertezza si sono accentuate in noi dopo le ulteriori necessarie indicazioni del Decreto del 9 marzo 2020, diffuso dal Governo, che ha cambiato drasticamente le nostre abitudini quotidiane, restringendo al minimo i nostri spostamenti e le nostre attività allo scopo di contenere l’epidemia.
Il COVID-19 ci ha catapultato quasi inevitabilmente nel bel mezzo di una vera e propria crisi: umana, sociale, politica, ecclesiale. Papa Francesco, durante un intenso momento di preghiera sul Sagrato di Piazza San Pietro, descrive questo tempo segnato dall’epidemia: «Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti» (Papa Francesco, Messaggio Urbi et orbi, durante il Momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia, Sagrato della Basilica di San Pietro, 27 marzo 2020).
Sono ancora vive le immagini del Santo Padre da solo sul Sagrato della Basilica di San Pietro. Le immagini della TV fanno vedere il Papa che arriva a piedi attraversando la piazza vuota. Non arriva da dentro San Pietro, ma da fuori, come ciascuno di noi che avrebbe voglia di uscire di casa e andare lì sulla tomba di Pietro e sulla tomba di molti papi del passato, in pellegrinaggio a piedi, verso l’immagine di Maria, salute del popolo romano, e Cristo crocifisso salvatore.
Ma ancor più pregnanti sono le parole della sua meditazione che ancora oggi risuonano nella nostra mente e nel nostro cuore. Parole che suscitano una densità di messaggi diversi in questa preghiera unita di tutto il mondo. Non è un’esagerazione affermare che tutto il rituale, le immagini e le parole di Francesco passeranno alla storia. Fotografie, frasi incise nella retina, nella memoria e nello spirito delle innumerevoli persone che hanno assistito a questo atto liturgico.
La pandemia ci riporta all’essenziale. La vulnerabilità, l’esperienza di fragilità e limitazione, ci mette di fronte alla nostra condizione reale di semplici mortali. La morte è dietro l’angolo. Ci siamo chiesti e continuiamo a chiederci in questo momento cosa voglia dire Dio all’umanità, e a ciascuno di noi in particolare. Papa Francesco durante la preghiera del 27 marzo, evento tra l’altro che non ha precedenti, da un “colpo d’ala” affermando che nonostante lo smarrimento e il timore esistenti è il momento di vivere la speranza. Così si esprime il Santo Padre: “Non lasciamoci trascinare da paura o panico. La fede ci dà la certezza nel fatto che Gesù ha già vinto la morte di questo mondo, dei nostri cuori. È Lui che calma la tempesta che stiamo attraversando”.
Distanti ma uniti
Non è solo il titolo della campagna social attivata del Ministero per le Politiche giovanili e lo Sport. È molto di più! Il tempo della quarantena “forzata” ci ha costretto a riscoprire tanti valori: l’altruismo, il silenzio, la famiglia, la comunità, la centralità dello Stato, il patrimonio della sanità pubblica e gratuita, l’importanza del rispetto delle regole. E chissà quanti altri valori possiamo aggiungere! Ma la quarantena “4.0” ha fatto fare all’Italia nei primi dieci giorni di isolamento quello che non si era riuscito a fare in dieci anni. Improvvisamente il digitale è entrato con prepotenza nelle nostre case, ha lasciato il volto sconosciuto per tanti e ha acquisito una posizione ancor più predominante, ha mostrato il suo volto più bello, quello del facilitare le relazioni, quello di essere indispensabile per le relazioni e per evitare così la solitudine o l’isolamento.
A tutto il Paese è stato chiesto di rispettare indicazioni particolarmente impegnative, tra cui quelle della distanza di sicurezza e di evitare il contatto fisico, con il rischio che questo potesse trasformarsi in un vero e proprio “distacco” e che ci allontanasse l’uno dall’altro. Ma stare a casa non significa essere soli: siamo una comunità di persone unite anche nella distanza. Superata l’incertezza iniziale, ci si è attivati in vari modi; c’è stato ampio spazio alla creatività e alla fantasia con quella passione pastorale capace di accorciare le distanze con i ragazzi e giovani. Ed è a partire da questa prospettiva, che la Pastorale Giovanile della nostra Ispettoria ha cercato di compiere quello “scatto in più” proprio nel momento più difficile per non rimanere inermi in attesa di tempi migliori. Si sono moltiplicati gli incontri a tutti i livelli attraverso il web: dal centro nazionale alla realtà ispettoriale, per arrivare alle singole opere e oratori locali. Abbiamo assistito ad una varietà di prodotti telematici utili per incontrarsi, riflettere, dialogare, interagire. Tra i momenti più significativi da mettere in evidenza ci sono stati: il “Talk show” educativo ideato e condotto dall’Ufficio di Comunicazione Sociale, la rubrica “Sognatori per Vocazione” condotta dai giovani salesiani dell’Istituto San Tommaso di Messina e la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni che ha visto la partecipazione di circa 80 adolescenti e giovani degli Itinerari GR. Tanta e diversa è stata la “creatività telematica” pur di non perdere il contatto con i nostri destinatari.
Fase 2: la morsa si va allentando
“Non sprecare una buona crisi”. Intanto c’è chi, senza minimizzare la portata della pandemia, si è ricordato di questa celebre frase di Winston Churchill. Abbiamo ascoltato più volte in passato e da più parti questa espressione carica di ottimismo. Frase diventata ancor più pregnante in questo tempo di pandemia. Essere ottimisti quanto tutti sono pessimisti non è sempre facile. Eppure è possibile riuscire a intravedere, sopra la nuvola cupa che ci sovrasta, difficile da bucare, qualche buona opportunità. Anche il grande Albert Einstein diceva: “La crisi è la più grande benedizione per le persone perché la crisi porta progresso”.
Ora man mano la morsa si va allentando, si cerca di guardare oltre. L’estate è quasi alle porte e il nostro bisogno è quello di non rinunciare alle attività educative dell’Oratorio a oltranza. Certamente non siamo così ingenui da pensare che il COVID-19 sia finito. Proprio in questa Fase 2 non bisogna abbassare la guardia. Pertanto, mi sembra opportuno in questa delicata fase focalizzare due aspetti. Innanzitutto, siamo tutti protagonisti della ripresa; in questo momento risulta fondamentale condividere buone pratiche di prevenzione e comportamenti (ad es. il rispetto delle distanze, l’uso di guanti e mascherine, sani stili di vita) che possano essere d’esempio e rappresentare un contagio positivo. Secondariamente, collaborare e avere fiducia nelle Istituzioni per raggiungere obiettivi comuni e in linea con quanto raccomandato dagli esperti.
Come Salesiani di Sicilia ci siamo già attivati per una “estate ragazzi” nelle forme che riconosciamo come fattibili per noi nel rispetto delle normative governative.
Conclusione e affido
Ogni nuovo anno pastorale è un’occasione splendida che il Signore ci offre per sperimentare sempre più la Sua meravigliosa presenza nella nostra vita. Sappiamo bene che il tempo non è uno sterile correre di eventi che si susseguono senza significato, al contrario è un’occasione di grazia per accorgerci che la nostra vita con la sua meravigliosa bellezza e le sue profonde contraddizioni è follemente amata da Dio.
Concludo con l’animo proiettato alla Festa di Maria Ausiliatrice; affido tutti voi a Colei che ha fatto tutto (lo diceva Don Bosco): Maria, aiuto dei cristiani, ci accompagni fuori da questa battaglia in buona salute, con una fede rafforzata e ancor più determinati ad amare i giovani, in particolare quelli più in difficoltà.
Domenico Luvarà
Salesiano di Don Bosco