In occasione della ricorrenza del 50º anno dalla fondazione dell’istituto teologico “San Tommaso”, la comunità accademica ha organizzato una Missione Giovanile, nient’altro che una serata dedicata all’evangelizzazione e all’invito rivolto a gruppi di ragazzi che la sera del 5 maggio si sono ritrovati in piazza Duomo e nelle vie limitrofe.
Il compito principale dei giovani missionari è stato quello di “scovare” i ragazzi incuriositi da questa iniziativa, spiegar loro il motivo per il quale la chiesa fosse aperta e invitarli ad entrare.
Qui, hanno trovato Gesù eucarestia esposto, e ciascun ragazzo ha collocato un lumino ai piedi dell’altare, con la successiva possibilità di prendere un biglietto al cui interno c’era scritto un messaggio biblico.
La parola d’ordine che ha accompagnato studenti e giovani missionari ad andare per le strade di Messina è stata la gioia che ogni ragazzo riesce a trasmettere attraverso la propria vocazione di studente, docente, frate, salesiano e animatore, e la semplicità delle proprie azioni e parole, sintetizzate nell’espressione biblica “Vieni e vedi”, presente nella locandina stessa dell’evento.
Nonostante possa essere stato inizialmente sconfortante sentire i ricorrenti responsi negativi da parte di giovani offuscati dalla superficialità della società, si è pian piano rivelata una grande esperienza formativa, poiché alla resa dei conti sono stati più di mille i ragazzi e i giovani guidati verso l’incontro personale con il Signore.
A poche ore dalla conclusione dell’evento, ad ormai notte inoltrata, è giunta fino a noi la testimonianza di fra Giuseppe Arrigo, che ha partecipato come missionario e ha esposto le proprie opinioni riguardo la serata, facendo riflettere sul significato del ruolo dell’educatore, religioso o laico che sia.
«Erano tanti, tantiiiissimi, a centinaia, piccoli e grandi. Più di 2000.
Cosa trovavano?
Una porta aperta e un cuore che accoglieva!
I giovani sono entrati in Cattedrale per cosa?
Per curiosità?
Perché hanno ricevuto la nostra testimonianza e il nostro invito?
Perché forse ci hanno visti “diversi” nel proporgli qualcosa di diverso rispetto alla birra e alle canne che appesantivano l’aria di Piazza Duomo?
Per farsi vedere belli e coraggiosi?
Per accontentarci?
Perché bisognosi di Dio?
Non lo so, ma per ognuno di loro questa sera sarà stata come quelle “4 del pomeriggio” [cfr. Gv 1,39].
Hanno avuto il coraggio di sfidare le loro paure, i pregiudizi degli altri ecc. e si sono recati ai piedi di nostro Signore.
Lì per mettersi a tu per tu.
Possa da questo Santo incontro ognuno di loro riconoscere e riscoprire Dio nella loro vita. E noi non dimentichiamoci mai di star loro sempre vicini.»
Giuditta Garufi