Dal 10 al 13 giugno si è svolto a Montagna Gebbia il campo base, un’ esperienza formativa e ricreativa estiva che ha coinvolto i ragazzi dai 14 ai 15 anni di tutta Sicilia. L’ obiettivo del campo era riscoprire insieme la bellezza e l’attualità di vivere il Vangelo secondo il Carisma e la Spiritualità Giovanile Salesiana.
E così dopo l’iniziale momento di animazione e accoglienza, una simpatica presentazione dell’equipe e la preghiera di inizio, che ha inaugurato il campo, stabilendone le premesse, predisponendo i cuori e assicurando i ragazzi sotto un disteso clima di ascolto, pace e confidenza, Don Dario ha mostrato ai ragazzi cosa sia la Spiritualità Giovanile Salesiana, perché sia possibile e vitale ogni giorno fare esperienza di Dio, incontrarLo soprattutto attraverso il servizio ai più piccoli e ai più emarginati, vocazione a cui ogni partecipante al campo base è chiamato in quanto futuro animatore salesiano durante il GREST e le invernali attività oratoriane. Ha mostrato ai ragazzi come sia una spiritualità del quotidiano, come essere santi consista nel vivere pienamente la nostra vita, rendendo straordinario l’ordinario e facendo bene il proprio dovere. E come Gesù, incarnandosi nel ventre della Vergine Maria, ha dimostrato che è proprio la nostra umanità il trampolino di lancio per il Regno di Dio, di come il mondo abbia bisogno di persone estremamente umane per vedere il volto amorevole del Signore, così ogni ragazzo ha compreso l’importanza di “essere” e non di “fare” l’animatore salesiano, di essere sé stesso a prescindere dal contesto in cui si trova, di testimoniare con la semplicità della propria vita la bellezza di sentirsi figli di Dio secondo il carisma salesiano.
Tuttavia, sappiamo che la ricetta per la santità secondo Don Bosco, nostro Padre, Maestro e Amico, non può esistere senza il secondo pilastro della Spiritualità Giovanile Salesiana: la gioia. Non si tratta però di una gioia fine a sé stessa, immersa e scaturita dall’arido consumismo tipico della società moderna, che porta l’uomo a cercare di collezionare in maniera smaniosa e incontrollata oggetti, persone ed esperienze senza curarsi della qualità, ma avendo come unico metro di giudizio e di scelta la quantità. Non è nemmeno la gioia individualista ed egocentrica, che nasce dalla pretenziosa convinzione dell’uomo di costruirsi la propria felicità con il solo ausilio delle proprie forze, o la gioia inconsistente di chi vive godendosi la giornata senza preoccuparsi del futuro. È la gioia di chi ha incontrato Gesù, di chi l’ha messo al centro della festa, attraverso la preghiera e l’Eucarestia, e quindi della propria vita, risorgendo con Lui ogni giorno e non permettendo che la tristezza e l’egoismo abbiano l’ultima parola.
E dopo una breve pausa, ecco il momento dei laboratori. I ragazzi hanno potuto decidere, secondo le proprie naturali inclinazioni e passioni, di frequentare il laboratorio social o il laboratorio creativo, acquisendo conoscenze, idee e abilità da portare poi nei propri oratori, trasmettendole e donandole agli altri.
I momenti della cena e della fraternità hanno poi permesso ai ragazzi di conoscersi meglio, di iniziare ad instaurare nuove amicizie, ridendo e scherzando insieme, di conoscere realtà oratoriane fino ad allora sconosciute, il cui ascolto ha consentito un confronto non indifferente e molto arricchente sul piano spirituale e umano.
La preghiera sotto le stelle è stata poi la più dolce e serena delle buonanotti. La testimonianza di Rosy che ne è seguita ha poi portato i ragazzi a fare sintesi, ad affidare i propositi per l’indomani al Signore, ringraziandoLo per la giornata e per essersi mostrato ancora una volta nel volto di ogni compagno ed educatore.
Sabato 11, dopo la preghiera iniziale e un’abbondante colazione, i ragazzi si sono nuovamente riuniti in cortile in attesa di scoprire e analizzare insieme a Don Dario il terzo pilastro della Spiritualità Giovanile Salesiana, centro fondamentale attorno a cui gravitano gli altri pilastri e senza il quale perdono di significato. È l’amicizia con Gesù il fine ultimo della nostra esistenza, il tesoro più prezioso a cui dobbiamo aspirare e che siamo chiamati a custodire e incrementare ogni giorno di più. I ragazzi si sono interrogati su quale ruolo rivesta Gesù nella propria vita, sulla qualità della relazione con Lui, sulle difficoltà incontrate nel riconoscerLo e nell’affidarsi a Lui, su quanto la società ci porti a sminuire e mettere in secondo piano il nostro rapporto con Dio, con il solo risultato di non riuscire a costruire belle e salde relazioni con gli altri e anche con sé stessi. Come diceva Sant’ Agostino: “Dio è più intimo a noi di noi stessi.” È Lui ad averci creato ed è sempre Lui a porci ogni nostro desiderio nel cuore. Se dunque desideri un’amore fedele, libero e liberante, una compagnia infinita che ti strappi dalla più oscura solitudine, sappi che stai desiderando Dio. Dio che è amore, relazione infinita e compagnia eterna. Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo incredibilmente vicini e incredibilmente insieme. Dio che è il motivo per il quale vogliamo essere amati e vogliamo amare. È Lui che cerchiamo e solo di Lui abbiamo nostalgia, desiderio di incontro. Un’ incontro che è possibile ed è reale e vivo attraverso la Parola, i Sacramenti, il servizio, la preghiera e l’accompagnamento spirituale.
Un’ incontro che si è fatto incredibilmente vicino con la Celebrazione Penitenziale che si è svolta la sera. Nel silenzio e nel sacramento della Riconciliazione Dio era presente e parlava al cuore dei ragazzi con una dolcezza e un amore tipici di un Padre che non vede l’ora di riabbracciare il Figlio, che perdona sempre e comunque e che ti ama proprio nelle tue fragilità, nelle tue ferite provocate dal peccato perché sa che è lì che più hai bisogno di una carezza, di una parola, di essere ascoltato e di essere amato.
E dopo la cena e una fraternità ricca di risate, è arrivato il terzo giorno di campo: Domenica, giorno del Signore e Solennità della Santissima Trinità. I ragazzi continuano il loro percorso, scoprendo e analizzando insieme il quarto pilastro della Spiritualità Giovanile Salesiana, rappresentato dal servizio responsabile. Siamo chiamati a non restare indifferenti e inermi di fronte a quelle povertà economiche, sociali, affettive e spirituali che incontriamo ogni giorno, di cui facciamo esperienza diretta o indiretta, attraverso i giornali, la televisione e i social. Siamo chiamati ad avere compassione degli altri e a metterci al loro servizio, come fece Gesù innumerevoli volte e come continua a fare ancora oggi. Ma ha bisogno di noi, del nostro sì, dei nostri cinque pani e due pesci. Non importa se sembrano pochi, se sembrano non bastare o addirittura di scarsa qualità. Dio non ragiona come gli uomini e non sceglie chi è capace, ma rende capace chi sceglie. Sarà Lui a moltiplicare quel poco per sfamare un’intera folla. Perché sì, il mondo ha fame e sete e non solo di cibo e d’acqua ma di ascolto, di speranza. Il mondo ha sete di Dio e solo noi possiamo essere la fonte più vicina, quella che Dio ha posto per loro, quella in cui ha riversato l’acqua viva del Suo amore. E infine il quinto pilastro della Spiritualità Giovanile Salesiana è rappresentato dalla comunione ecclesiale. I ragazzi si sono interrogati su cosa significhi per loro essere Chiesa, se davvero sentano di appartenervi, su quanto conoscano le famiglie religiose presenti nelle proprie città e quanto ne siano in contatto.