«Sebbene questa missione ci richieda un impegno generoso,
sarebbe un errore intenderla come un eroico compito personale,
giacché l’opera è prima di tutto sua […].
In qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio,
che ha voluto chiamarci a collaborare con Lui e stimolarci con la forza del suo Spirito.
[…] In tutta la vita della Chiesa si deve sempre manifestare che l’iniziativa è di Dio,
che “è lui che ha amato noi” per primo (1 Gv 4,10)
e che “è Dio solo che fa crescere” (1 Cor 3,7).
Questa convinzione ci permette di conservare la gioia
in mezzo a un compito tanto esigente e sfidante
che prende la nostra vita per intero»
(Papa Francesco, Evangelii gaudium, 12).
Carissimi confratelli, collaboratori e giovani tutti,
vorrei proporre l’accostamento di un breve brano del Vangelo secondo Marco con il celebre quadro Il seminatore (1888, Kröller-Müller Museum di Otterlo, Olanda) di Vincent Van Gogh (1853-1990). Mentre ammiriamo con gli occhi il seminatore sullo sfondo di una messe che biondeggia, ascoltiamo con le orecchie e soprattutto con il cuore la lieta notizia che risuona per tutti: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga…» (Mc 4,26-28).
Van Gogh coniuga insieme la semina e la mietitura del grano, raffigurando al centro il sole che rende possibile il miracolo della natura. Il seminatore è a destra che sparge a piene mani la semente, quasi lasciandosi alle spalle il campo pieno di gialle spighe. Si tratta del passato o del futuro? Si è di fronte all’alba o al tramonto? La terra, poi, dove cade il seme ha i colori del cielo, segno e auspicio di fecondità e di rinascita, quasi a dire all’uomo spetta seminare, a Dio solo far crescere. Tra l’autunno e l’estate, tra la semina e la raccolta, si consuma il riposo e l’attesa dell’umanità, insieme alla silenziosa e umile intraprendenza di quel Dio che agisce con una sorprendente naturalezza.
Con questa suggestione integrale, vi consegno la nuova agenda per questo terzo anno educativo-pastorale 2018/2019 sul tema generatore del servizio responsabile nella vita quotidiana dopo aver centrato la nostra attenzione sull’incontro personale con Gesù (I anno: 2016/2017) e sull’appartenenza gioiosa alla Chiesa (II anno: 2017/2018).
Insieme ai ragazzi, giovani e adulti, condividiamo l’unico cammino educativo e pastorale, sebbene con un ritmo e con modalità diversificate:
Io sono una missione (cfr. EG 273)
#perlavitadeglialtri (cfr. EG 3).
Lo slogan e l’hashtag esprimono il nostro essere nel mondo e il cammino di continua “uscita” dal guscio del nostro “io” per divenire “dono per”, avvertendo di essere parte del “noi”, non effetto di un narcisismo dilatato, bensì “missione” che a cerchi concentrici si allarga e coinvolge tutti, nessuno escluso, nella condivisione evangelica di vita e della corresponsabilità apostolica. Io non solo “ho” una missione da compiere in questo mondo, ma “sono” una missione; noi non condividiamo una missione da fare, ma “siamo” missione. Adulti e giovani non sono così semplici destinatari della missione ecclesiale e salesiana, ma sono soggetti attivi che ricevono e danno energia ad essa per la salvezza del mondo. Si tratta di: riconoscere sé stessi come «marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare» e di decidersi di essere nel profondo dell’animo «con gli altri e per gli altri» (cfr. EG 273).
Conditio sine qua non per vivere la tematica di quest’anno è sempre e unicamente la Comunità Educativa Pastorale che costituisce il “punto fermo e di non ritorno”, l’humus per vivere equilibrate e appassionate forme di corresponsabilità educativa e pastorale. Una CEP, invisibile e latente, inconsistente e insignificante non produrrà mai frutti di impegno e di missione nel territorio e nella chiesa locale; non sarà all’altezza di rispondere agli appelli delle nuove generazioni che hanno sete di autenticità e, anche se con evidenti fragilità, sono disponibili e pronte a spendersi per gli altri. Solo nella CEP si rende visibile la Chiesa che oltre ad essere comunione a cui appartenere gioiosamente, si mostra serva dell’umanità, riflesso di Colui che è «venuto per servire e non per essere servito» (cfr. Mc 10,45), in condizione di continuo “esodo”, appello e segno evangelico che unisce le forze (consacrati, educatori, famiglia salesiana e giovani) per rispondere alle varie forme di povertà, da quelle conosciute ed endemiche a quelle nuove ed inedite, da captare e a cui dare risposte affettive ed effettive, cordiali ed intelligenti. Il nostro ultimo Capitolo ispettoriale per quest’anno 2018/2019 ha indicato un duplice obiettivo e impegno: rivivere il sistema preventivo e abilitarci nell’arte dell’accompagnamento personale (cfr. CG27, 75, 1); elaborare nuove strategie pastorali per raggiungere i giovani che non frequentano i nostri ambienti, i “nuovi poveri” del nostro tempo (cfr. CG27, 73, 1-2).
Quest’anno educativo-pastorale costituisce, quindi, un’opportunità straordinaria per un “colpo di reni” e un “salto di qualità” nella missione, sentendoci in sintonia con:
- il Sinodo indetto da Papa Francesco sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”(3 al 28 ottobre 2018);
- il Capitolo ispettoriale 30° in preparazione al CG 28° sul tema indicato dal Rettor Maggiore:“Quali salesiani per i giovani di oggi?”;
- la Strenna per l’anno 2019: “Perché la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). La santità è anche per te.
Se l’orizzonte è infinito e le coordinate sono ampie, tutto si gioca nella quotidianità come ci ha insegnato Don Bosco e come ha ribadito Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Gaudete et exultate, richiamandoci ai «piccoli particolari» (cfr. GeE, nn. 144-145, 148, 169) da non sottovalutare e a cui prestare grande attenzione, perché:
«Dio ama racchiudere il grande nel piccolo:
l’universo nell’atomo, l’albero nel seme,
l’uomo nell’embrione, la farfalla nel bruco,
l’eternità nell’attimo, l’amore in un cuore,
se stesso in noi» (Ermes Ronchi).
A Maria umile ancella e donna del futuro, immagine della Chiesa “piccolo gregge” e “seme del Regno”, affidiamo il nostro impegno, perché condividiamo insieme ai nostri collaboratori e giovani la missione di diventare quello che siamo: «onesti cittadini, buoni credenti, degni abitatori del cielo» (Don Bosco) e «lasciamo questo mondo un po’ migliore di quanto non l’abbiamo trovato» (Robert Baden-Powell).
Buon anno educativo-pastorale a tutti!
Catania, 29 agosto 2018
Memoria del martirio di Giovanni Battista